La pagina del cielo           www.paolomalerba.it

 

INDICE della sezione

 

 - Una passione che viene da lontano

 

- Gli aeroplani:

- Apparecchi ultraleggeri:

- Galleria fotografica:

 

- L'angolo del Meteo:



 

 
 Io e Roberto (a destra) - antichi compagni di volo - in occasione della Manifestazione Aerea ad Albenga ed Imperia MAF  2012

 
Un agile volumetto per tutto e per tutti: leggi la recensione o sfoglia il libro

Una passione che viene da lontano

Non ho un ricordo esatto del momento in cui è scattata in me la passione per il volo. Il ricordo più remoto che ho della mia infanzia risale a un regalo di Natale fattomi da un cugino più grande: un Heinkel He - 111 in scatola di montaggio. Ricordo bene la plastica azzurra del kit e la soddisfazione nell’averlo realizzato alla bell' e meglio, così come avrebbe saputo fare un bimbo di cinque anni.

Da bambino  – erano i favolosi anni Sessanta, gli anni della conquista dello spazio e dell’allunaggio dell’Apollo - fantasticavo per ore su ogni oggetto in grado di volare. Mio padre al tempo mi aveva donato un razzo giocattolo che, una volta lanciato in aria con la fionda, rientrava a terra con un paracadute bianco e rosso. Avevo poi trovato in casa della nonna un aeromodello incompiuto, quel ritrovamento mi aveva spalancato le porte all’aeromodellismo dinamico, tuttavia con scarso successo considerato i disastrosi tentativi impattati duramente sull’asfalto genovese di Piazzale Kennedy.

Alle elementari – allora non si chiamavano ancora scuola primaria – mi divertivo a disegnare improbabili cruscotti di aerei, pieni di quadranti e leve con i quali poi a casa giocavo per ore.

Durante le vacanze estive mi era capitato di dover volare per raggiungere papà, che spesso si trovava all'estero per lavoro. Ad ogni decollo mi sorprendeva un’eccitazione formidabile. Trovavo i panorami che mi si offrivano dall’alto esaltanti: ricordo in particolare un volo transcontinentale durante il quale rimasi incantato da un tramonto che, a causa dell’alta velocità del velivolo che incalzava il sole nel suo calare, si dilatò oltremodo nel tempo.

Non credo che questa mia passione  derivi interamente da quei giochi o da quelle esperienze e nemmeno sia da ricercarsi in qualche improbabile impronta genetica anche se in famiglia ho avuto uno zio scappato di casa a sedici anni per arruolarsi nella Regia Aeronautica, credo piuttosto derivi da una curiosità antica e prepotente per tutto ciò che non è immediato, per tutto ciò che è complessità. Questa spiegazione non contempla ancora l’atteggiamento di chi sfida continuamente se stesso, condannato a spostare l’asticella della vita una tacca sempre più in alto.

Casualmente un giorno durante una gita scolastica - allora frequentavo l'istituto Nautico San Giorgio di Genova - parlai di questa mia passione ad un compagno di scuola e di un progetto che covavo da tempo. Eravamo in montagna e fuori stava nevicando e, mentre sistemavamo i bagagli, Roberto mi ascoltava senza parlare,  interessato. Al nostro ritorno ci precipitammo insieme in aeroporto per cercare di capire come si facesse a diventare piloti. Così, anche grazie a una borsa di studio della Regione Liguria, cominciai a volare. Primo volo ai comandi di un aeroplano il 23 aprile del 1978 a diciassette anni appena compiuti: . 

Prima dei venti anni io e il mio amico Roberto avevamo entrambi conseguito i brevetti di Pilota civile di primo e secondo grado (PPL) volando con i velivoli dell'Aero Club di Genova, di cui sono stato socio affezionato per diversi anni. 
Affezione non limitata esclusivamente al volo ma estesa alle cene pantagrueliche e alle frequenti occasioni di baldoria che animavano la vita del sodalizio. 
 
Pensavo che da "grande" avrei fatto il pilota professionista ma poi, poco prima di cominciare l'ultimo corso, difficoltà di ordine meramente economico mi fecero desistere dal perseguire il progetto. Rassegnato all'idea che non sempre è possibile realizzare i propri sogni, cercai, giorno dopo giorno, di "dimenticare" quell'esperienza o perlomeno di elaborarne il lutto, ma tant'è ogni volta che sentivo il motore di un aeroplano non riuscivo a non alzare lo sguardo al cielo.  

Passarono molti anni, fino a che che pensai di essere ormai definitivamente "guarito" dall'urgenza del volo, poi un giorno Roberto mi chiese di accompagnarlo all'aviosuperficie di Mezzana Bigli (PV) dicendomi che era intenzionato a riprendere a volare iscrivendosi ad un corso di pilotaggio per velivoli ultraleggeri.  
 
Non sapevo ancora che questa passione è una malattia da cui non si guarisce mai del tutto, ma che invece cronicizza, un po' come la malaria, facendoti credere di esserne uscito una volta per tutte mentre in realtà cova subdolamente dentro, tanto è che anche io colsi l'occasione per riprendere l'attività.

Se poi,  esagerando,  volessi tentare di spiegare questa prepotente passione ricorrendo a un po’ di filosofia non potrei non dire che  sono e resto un disincantato. Non ho speranze ultraterrene e come Wittgenstein ritengo che la metafisica derivi da un’insufficienza del linguaggio. Credo nell’hic et nunc, nella disperazione heideggeriana dell’uomo considerato l'ultima sentinella sul limite del baratro: il nulla.

Tutto questo porta ogni essere umano a ricercare un ordine consolatorio nelle cose e nel mondo a  testimonianza dell’esistenza di un’intelligenza ordinatrice nell’universo, una sorta di nous anassagoreo, tale da superare ogni limite e deficienza di ognuno: dove il singolo è impotente, questa è onnipotente, dove il singolo è mortale e finito, questa è immortale e infinita (cfr. Feuerbach).

Per ciò che invece riguarda la presunzione di ravvisare un ordine nel mondo è interessante e terribile la tesi esposta da Jűnger nel suo libro “Nelle tempeste di acciaio”  dove testimonia quanto la mente umana sia portata a trovare ordine dove invece non vi è ordine alcuno.

Ebbene, e  la passione per il volo cosa ha a che fare con questa digressione?

Il  volo a un livello più profondo rappresenta l’evasione, un modo di uscire da questa pesante consapevolezza, un divertissement di pascaliana memoria. Un motivo per impegnarsi a fondo in un'attività tanto complessa da far dimenticare, per un momento soltanto, il baratro su cui ognuno di noi, consapevole o meno che sia,  sta solitario di sentinella.

Cieli azzurri a Tutti!

Paolo Malerba

 

Nell'indice più in alto, a fianco di questo paragrafo, ho voluto raccogliere una breve scheda per ogni velivolo che ho avuto il privilegio di pilotare, sia solo per una prova in volo, sia invece per qualche ora in più.