Elisa De-Vecchis, Sabrina Adofaci, Francesca Aluigi

La concezione scientifica di Popper

" Dobbiamo distinguere chiaramente tra verità e certezza. Aspiriamo alla verità, e spesso possiamo raggiungerla, anche se accade raramente, o mai, che possiamo essere del tutto certi di averla raggiunta [...] La certezza non è un obiettivo degno di essere perseguito dalla scienza. La verità lo è".
("Congetture e confutazioni", Karl R. Popper, prefazione italiana,1985)
Karl Popper (Ritratto)La polemica di Popper è nata dopo il crollo dell'impero austriaco quando ovunque circolavano slogans e idee rivoluzionarie tra le quali la teoria einstaniana della gravitazione che destò il suo interesse, teoria secondo cui la luce doveva essere attratta dai corpi pesanti come il sole, si poteva di conseguenza calcolare che le stelle vicine al sole sarebbero apparse in posizione diversa nel cielo diurmo rispetto alla posizione occupata nel cielo notturno, questo per effetto dell'attrazione dalla massa solare.
Ciò che lo impressionava era il rischio (non apparente) di una teoria simile: se l'osservazione avesse mostrato l'assenza dell'effetto previsto la teoria sarebbe risultata confutata:

"all'ameba dispiace sbagliare, mentre Einstein ne è stuzzicato: egli cerca consciamente i propri errori nella speranza di imparare dalla loro scoperta e dalla loro eliminazione".(1)

E' proprio grazie allo scienziato tedesco che Popper affronta i problemi sia della demarcazione tra scienza e pseudo scienza sia quelli della certezza del sapere scientifico.
Tali problemi risultano per Popper strettamente correlati, nel momento in cui affrontò il problema di quando una teoria può essere considerata scientifica infatti, desiderava contemporaneamente stabilire una distinzione tra scienza e pseudo scienza. Solitamente a questo problema si rispondeva che la scienza si differenzia dalla pseudo scienza per il suo metodo empirico che è essenzialmente induttivo, ma al Nostro questa risposta non soddisfaceva e cercò così di distinguere tra un metodo genericamente empirico e un metodo pseudo empirico tale che, pur facendo appello all'osservazione e all'esperimento non si adeguasse a criteri scientifici.

"Quest'ultimo metodo può esemplificarsi con l'astrologia dotata di una straordinaria quantità di testimonianze empiriche, fondate sull'osservazione, gli oroscopi e le biografie".(2)

A differenza di quanti sostenevano il metodo induttivo, Popper era convinto della sua mancanza di validità.
L'induzione è quel procedimento logico che dall'esame di alcuni casi particolari giunge ad una conclusione di carattere generale. Il primo a darne una definizione fu Aristotele che la indicò come una delle due vie (insieme alla deduzione) attraverso cui formiamo le nostre conoscenze; il filosofo greco non credeva però che l'induzione costituisse scienza in quanto ha validità solo per i casi esaminati e non può essere estesa oltre essi, come lui gli stoici negarono che avesse un reale valore conoscitivo, mentre gli epicurei la ritenevano un procedimento logico pienamente legittimo. Fu Bacone a fare dell'induzione il procedimento proprio del metodo sperimentale seguito dalla maggior parte degli scienziati.
In passato questo termine veniva utilizzato soprattutto con due accezioni: come induzione ripetitiva o per enumerazione (che consiste di osservazioni spesso ripetute, che dovrebbero fondare qualche generalizzazione della teoria) o come induzione per eliminazione; del primo tipo di induzione Popper scrive:

" La mancanza di validità di questo genere di ragionamento è ovvia: nessun numero di osservazioni di cigni bianchi riesce a stabilire che tutti i cigni sono bianchi (o che la probabilità di trovare un cigno che non sia bianco è piccola). [...] Dunque l'induzione per enumerazione è fuori causa: non può fondare nulla."(3)

Il secondo tipo di induzione si basa sul metodo della eliminazione o confutazione delle teorie false che secondo Popper non è valido in quanto non è possibile eliminare tutte le teorie false arrivando a far valere la teoria vera:

" il numero delle teorie rivali è sempre infinito" - diceva Popper - "anche se di regola, in ogni momento particolare possiamo prendere in considerazione un numero finito di teorie."(4)

In altre parole non può esserci induzione perchè le teorie universali non sono mai deducibili da asserzioni singolari.
Collegato alla teoria dell'induzione è l'osservativismo, un'idea secondo la quale la mente del ricercatore dovrebbe essere priva di presupposti cioè una "tabula rasa".
Ciò viene considerato da Popper un mito filosofico giacchè in realtà abbiamo una mente piena di ipotesi, sospetti e problemi che la tradizione o l'evoluzione culturale ci ha lasciato.
Inoltre quando osserviamo qualche cosa lo facciamo alla luce delle teorie che abbiamo già in mente quindi la nostra osservazione è sempre orientata da aspettazioni, questo conferma che la nostra mente non è una tabula rasa, ma piuttosto una "tabula plena"; Popper critica Bacone che basa la conoscenza sull'osservazione poichè ciò che deriva dall'osservazione e le nostra teorie preconcette sono strettamente collegati visto che la conoscenza è mediata dalla nostra esperienza e dai nostri interessi:

"Allo scopo di osservare, dobbiamo avere in mente una questione ben definita, che possiamo essere in grado di decidere mediante l'osservazione."(5)

Questo attacco all'osservativismo deriva dalla filosofia di Nietzsche il quale si scaglia contro quella che chiama saturazione di storia combattendo l'idolatria del fatto e le illusioni storicistiche: i fatti sono sempre stupidi poichè hanno bisogno dell'interprete per questo sono solo le teorie ad essere intelligenti.

Affrontando il problema del sapere scientifico Popper arriva ad alcune conclusioni:

  1. La ricerca non parte da osservazioni, ma sempre da problemi che risolviamo servendoci dell' immaginazione creatrice, di ipotesi o congetture. Una volta proposte, le ipotesi vanno provate deducendo da esse conseguenze e andando a vedere se le ipotesi vengono confermate. Se almeno una delle conseguenze non è avvalorata diciamo che l'ipotesi è falsificata.

    "Le conferme dovrebbero valere solo se sono il risultato di previsioni rischiose; vale a dire, nel caso che, non essendo illuminati dalla teoria in questione, ci saremmo dovuti aspettare un evento incompatibile con essa - un evento che avrebbe confutato la teoria".(6)

  2. La scienza non è un sapere definitivo e non ha a che fare con la verità, ma con semplici congetture e le teorie non sono mai verificate, ma temporaneamente non falsificate:

    "Una teoria che non può essere confutata da alcun evento concepibile, non è scientifica. L'inconfutabilità di una teoria non è (come spesso si crede) un pregio, bensì un difetto. Ogni controllo genuino di una teoria è un tentativo di falsificarla, o di confutarla. La controllabilità coincide con la falsificabilità; alcune teorie sono controllabili, o esposte alla confutazione, più di altre; esse per così dire, corrono rischi maggiori".(7)



Quindi una teoria per essere provata di fatto deve essere falsificabile in quanto per quante conferme possa aver avuto essa non è mai certa poichè il prossimo controllo potrebbe smentirla. Per tale motivo bisogna tentare di falsificarla trovando l'errore che si potrà successivamente eliminare con l'invenzione e la prova di una teoria migliore di quella precedente che ci farà arrivare sempre più vicino alla verità: in questo consiste il progresso della scienza per Popper.

"Da un sistema scientifico" - dice Popper - "esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in evidenza per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato dall'esperienza."(8)

e ancora:

"Dall'ameba a Einstein [...] lo sviluppo della conoscenza è sempre il medesimo: tentiamo di risolvere i nostri problemi e di ottenere, con un processo di eliminazione, qualcosa che appaia più adeguato nei nostri tentativi di soluzione".(9)

Per queste ragioni Popper è conosciuto come il filosofo del limite poichè pensa che siamo esseri limitati e, in quanto tali, non possiamo avere teorie perfette. Proprio per questa ragione intitola la prima parte delle conferenze da cui è tratto "Congetture e confutazioni" " Le fonti della conoscenza e dell'ignoranza", in questo brano critica le teorie ottimistiche che ritengono la verità evidente di per sè e ritengono che, come il marxismo, chi non riesce a vederla è imprigionato in una visione del mondo nella quale i pregiudizi e le ideologie gli impediscono di vederla, considerando l'ignoranza come qualche cosa di generato da qualcuno che vuole tenerci nascosta la verità. Per quanto riguarda la conoscenza siamo sempre nel regno delle ipotesi, mai in quello della certezza e i nostri limiti in questo campo sono dovuti al nostro corpo e alla nostra mente.
Le libere società inglesi hanno portato l'uomo a una concezione ottimistica della conoscenza secondo cui la verità può anche essere velata, ma può rivelarsi e se non si rivela da sola può essere rivelata da noi, fatto ciò è impossibile non vederla. Una dottrina simile la possiamo trovare in Bacone secondo cui la natura è un libro aperto e se lo si legge con una mente pura non si può sbagliare. Per Popper questo è un grosso errore perchè la natura è un libro aperto solo se prendiamo in considerazione ciò con cui possiamo metterci in contatto, è a questo proposito che Popper attacca Platone che ci ha illuso con la dottrina dell' anamnesis (che accorda ad ogni uomo, in certa misura, il possesso di fonti divine di conoscenza) sulla capacità che noi abbiamo di arrivare ad una conoscenza oggettiva; tuttavia Platone ci ha fornito un mito che ci fa capire i nostri limiti ed è per ciò utilizzabile: il mito della caverna. Una dottrina simile è agli occhi del Nostro pericolosa, infatti se supponiamo che la verità può rivelarsi chi non la vede o non ne è degno o si rifiuta di vederla, così noi ci sentiamo in dovere di farla conoscere loro ed è questa una fonte dell'autoritarismo. Da questa concezione deriva la critica al marxismo: il marxista ritiene di aver raggiunto la verità e si sente in dovere di sottoporla agli altri. Inoltre il marxista come, del resto lo psicoanalista, possono sempre fornire un'interpretazione ad hoca favore delle loro teorie:

"Un marxista non poteva aprire un giornale senza trovarvi in ogni pagina una testimonianza in grado di confermare la sua interpretazione della storia: non soltanto per le notizie, ma anche per la loro presentazione - rilevante i pregiudizi classisti del giornale - e soprattutto, naturalmente, per quello che non diceva. Gli analisti freudiani sottolineavano che le loro teorie erano costantemente verificate dalle loro osservazioni cliniche".(10)

I casi analizzati dagli analisti, infatti, venivano interpretati in base alle esperienze precedenti e con l'ausilio di una sottoteoria che non permetteva di confutare l'ipotesi iniziale motivo per cui non poteva essere considerata come scienza da Popper:

" Ciascuna [esperienza] era stata a sua volta interpretata alla luce della "esperienza precedente", essendo contemporaneamente considerata come ulteriore conferma. Conferma di che cosa, mi domandavo? Non certo più del fatto che un caso poteva essere interpretato alla luce della teoria. Ma questo significava molto poco, riflettevo dal momento che ogni caso concepibile poteva essere interpretato alla luce della teoria [...] di Freud".(11)

Secondo il Nostro buone fonti della conoscenza non esistono e tutte le fonti ci possono portare all'errore, ma allora

"In che modo possiamo sperare di eliminare l'errore?", (12)

la risposta la da lo stesso Popper:

"Criticando le teorie o i tentativi congetturali fatti dagli altri, e, se possiamo educarci a farlo, criticando le nostre stesse teorie e i nostri tentativi congetturali".(13)

Quindi tutto è congettura e aperto al dubbio.
Riepilogando:
  1. "Non ci sono fonti prime di conoscenza. Ogni fonte, ogni suggerimento è il benvenuto, e ogni fonte, ogni suggerimento, è aperto all'indagine critica."(14)

  2. "Tutti i tipi di argomentazioni possono essere rilevanti ai fini di questo esame".(15)

  3. Per negare la conoscenza assoluta non dobbiamo chiederci quali sono le fonti ultime della conoscenza, ma piuttosto partire dal limite e mutare la domanda iniziale: Perchè non possiamo arrivare alle fonti della conoscenza?

    "Così le domande dell'empirista: Come lo sai? Qual è la fonte della tua asserzione? Sono formulate erroneamente. Non che siano espresse in maniera inesatta o trascurata: sono concepite in modo del tutto sbagliato, sono domande che esigono una risposta di tipo autoritario".(16)


Tuttavia la dottrina ottimistica dell'epistemologia è alla base del liberalismo filosofico di cui è sostenitore lo stesso Popper. Però quella di Popper è una dottrina che si pone tra ottimismo e pessimismo epistemologico. Il dibattito sull'epistemologia è esistito fin dai tempi dei greci, ma Popper è stato colui che ha aperto l'indirizzo falsificazionista: in antichità i Greci dividevano la doxa (l'opinione) ritenuta fallace, dall'episteme (la scienza) considerata eterna e immutabile. Per Platone i numeri e le figure, cioè le idee, ci davano modo di arrivare alla verità, mentre per Aristotele la matematica e le figure ci potevano dare solo una visione quantitativa della realtà.
Nel rinascimento questo dibattito si arricchisce e viene inserito al suo interno il concetto della sperimentazione, nasce così la convinzione che una teoria per essere scientifica deve essere verificata.
L'epistemologia popperiana, in quanto costituita da un teatro di lotta tra teorie rivali in cui le teorie migliori hanno il sopravvento, assume, invece, un carattere evoluzionistico:

"lo sviluppo della nostra conoscienza è il risultato di un processo strettamente rassomigliante a quello chiamato da Darwin selezione - naturale; cioè la selezione - naturale delle ipotesi: la nostra conoscenza consiste, in ogni momento, di quelle ipotesi che hanno dimostrato il loro (relativo) adattamento sopravvivendo fino ad ora nella lotta per l'esistenza; una lotta concorrenziale che elimina quelle ipotesi che sono inadatte."(17)

Karl Popper (Ritratto)La visione fallibilistica della scienza va di pari passo al rifiuto di due posizioni: l'essenzialismo, secondo il quale le teorie fanno conoscere la natura essenziale della realtà; lo strumentalismo, secondo cui le teorie sono strumenti per prevedere i risultati sperimentali. Contro l'essenzialismo Popper afferma che attraverso la scienza non si può mai giungere a una spiegazione definitiva, mentre contro lo strumentalismo sostiene che le teorie scientifiche sono enunciati descrittivi che possono essere veri o falsi in rapporto alla realtà e che ci informano su di essa.

"Siccome credo che la scienza può fare scoperte reali - scrive Popper - prendo posizione con Galileo contro lo strumentalismo".(18)

Come già detto, il fatto che sia possibile falsificare una teoria distingue una teoria scientifica da una che non lo è. Molte credenze non possono essere falsificate perchè non ci può mai essere un'esperienza che le può falsificare. E' questo che, per esempio può far distinguere una teoria scientifica da una credenza religiosa che quindi è al di fuori della scienza. Si rende così necessario distinguere all'interno delle conoscenze umane quelle scientifiche da quelle che non lo sono."La falsificabilità è quindi per Popper il criterio che permette la demarcazione tra ciò che è scientifico e ciò che non lo è."(19)
Per Popper vicino alle idee metafisiche che hanno ostacolato la scienza ve ne sono altre che hanno aiutato il progresso, infatti la scoperta scientifica non è possibile se non si ha fede in idee che hanno una natura speculativa, una fede che essendo priva di garanzia è metafisica.
Idee inizialmente metafisiche possono essere raggiunte dall'accrescere della scienza e, una volta raggiunte, essere d'aiuto nel portare ordine nell'immagine che l'uomo si fa del mondo. Tuttavia un' idea del genere acquista scientificità soltanto quando è diventato possibile decidere empiricamente tra essa e una teoria rivale (cioè quando è falsificabile).
Dalla sua teoria della conoscenza Popper arriva a formulare una filosofia politica: così come nella scienza tutte le teorie possono mutare, ed esse saranno scientifiche purchè siano state rispettate le regole del metodo, anche nella politica possono cambiare le leggi, esse possono essere perfezionate, abrogate, proposte, possono mutare maggioranze e minoranze, cambiano le alleanze e i programmi, ma il mutamento sarà democratico solo se si sono rispettate le regole della democrazia. Questo non è il caso di una teoria politica come quella del nazismo che non ammette critiche nè politiche rivali rivelandosi per ciò una politica che può portare solo a una società chiusa (come quella spartana) a cui bisogna sostituire una società aperta (simile a quella ateniese).

"Dobbiamo distinguere soltanto fra due forme di governo [...] vale a dire fra democrazia e tirannide".(20)

Lo stesso Popper riassume alcune delle sue idee nel modo seguente:

  1. "L'induzione, cioè l'inferenza fondata su numerose osservazioni, è un mito. Non è un fatto psicologico, nè un fatto della vita quotidiana, e nemmeno una procedura scientifica.(21)

  2. Il procedimento effettivo della scienza consiste nell'operare attraverso congetture: nel saltare alle conclusioni, spesso dopo una sola osservazione (come hanno rilevato,per esempio Hume e Born).(22)

  3. Le osservazioni e gli esperimenti reiterati fungono, nella scienza, da controlli delle nostre congetture od ipotesi, costituiscono, cioè, dei tentativi di confutazione.(23)

  4. L'erronea credenza nell'induzione è rafforzata dal bisogno di un criterio di demarcazione, il quale, secondo quanto si ritiene tradizionalmente, ma in modo erroneo, può essere costituito soltanto dal metodo induttivo.(24)

  5. La concezione di un siffatto metodo induttivo, al pari del criterio di verificabilità, comporta una demarcazione imperfetta.(25)

  6. Nulla di quanto detto sopra risulta minimamente alterato se affermiamo che l'induzione rende le teorie solo probabili, anzichè certe."(26)


Note
  1. "Karl Popper 1902-1994" p.35 torna al testo

  2. "Congetture e confutazioni" vol. 1 p.62 torna al testo

  3. "Filosofia e pedagogia dalle origini ad oggi" vol. 3 p.613 torna al testo

  4. ibidem torna al testo

  5. ibidem p.614 torna al testo

  6. "Congetture e confutazioni" vol. 1 p.66 torna al testo

  7. "Filosofia e pedagogia dalle origini ad oggi" vol. 3 p.615 torna al testo

  8. ibidem torna al testo

  9. "Karl Popper 1902-1994" p.35 torna al testo

  10. "Congetture e confutazioni" vol. 1 p.64 torna al testo

  11. ibidem torna al testo

  12. p.50 torna al testo

  13. ibidem p.51 torna al testo

  14. ibidem p.53 torna al testo

  15. ibidem p.54 torna al testo

  16. ibidem p.49 torna al testo

  17. "Filosofie filosofi e nella storia" vol. 3 p.621 torna al testo

  18. ibidem torna al testo

  19. "La ricerca contemporanea filosofia testi-percorsi " vol. 3 p.621 torna al testo

  20. "Filosofi e filosofie nella storia" vol. 3 p.625 torna al testo

  21. "Congetture e confutazioni" p.96 torna al testo

  22. ibidem torna al testo

  23. ibidem torna al testo

  24. ibidem torna al testo

  25. ibidem torna al testo

  26. ibidem torna al testo

BIBLIOGRAFIA: