"La psicoanalisi ha quindi spostato il centro di gravità
dell'indagine psicologica dalla sfera conscia all'inconscia, interpretando il
comportamento umano alla luce del suo passato infantile e irrazionale; da qui
parte l'accusa di irrazionalismo rivolta a questa dottrina.
Possiamo invece
affermare che Freud ebbe il coraggio scientifico di non trascurare ciò che
pareva assurdo e di non accontentarsi di ciò che pareva coerente, cercando di
rintracciare il processo di costruzione della ragione, permeata di desideri,
svelando le interferenze e le distorsioni rispetto alla realtà, operate dei
processi inconsci. Freud ha cioè scoperto un nuovo aspetto del
reale, distruggendo non il valore della coscienza, ma le pretese della falsa
coscienza, disvelando come questa travesta e giustifichi quei moventi che non
vuole riconoscere: - "Con tutto ciò" - scrive Freud - "non è detto che la qualità
della coscienza abbia per noi perduto il suo significato. Resta la sola luce
che splende nell'oscurità della vita psichica e ci guida" -. Questa scoperta di
un campo del reale, scoperta che è frutto della ragione, esprime una profonda
tensione razionale a conoscere ed esaminare foze ed impulsi che, nel regno
della naturalità immediata, ci dominano; aspetto questo che lega Freud alla
cultura della tradizione illuministica, convinta che il sonno della ragione
genera mostri.
"Il mondo moderno è caduto preda della alienazione del sapere [...]
alienazione consistente nel separare la scienza dalla sua genesi e dal suo
uso sociale. Di qui la polemica durissima di
Horkheimer (e di Adorno) contro il neopositivismo, la logica formale e la
stessa scienza della natura: questi saperi sono in larga misura l'espressione
ideologica della società capitalistica e le scienze umane, che ne imitano i
metodi empiristicamente e positivisticamente, generano solo la obiettivazione
dell'uomo e perciò la sua sottomissione all'autoritarismo palese e nascosto
del modello industriale. La teoria critica assume invece il modello
hegelomarxista, integrato dalla psicoanalisi freudiana, la quale ultima è
particolarmente efficace per comprendere i fenomeni sia dell'autoritarismo che
si generano nella famiglia borghese in sintonia con gli interessi di classe,
sia i fenomeni del pregiudizio antisemita e della discriminazione sociale, sia
infine il fenomeno dell'accettazione conformistica da parte del proletariato
dei modi di vita e dei miti della società borghese e capitalistica, contro il
suo stesso interesse di classe".
(Sini Carlo, I nuovi scenari filosofici.Dai francofortesi all'ermeneutica , in AA. VV. Storia del pensiero filosofico e scientifico. Il Novecento (4), a cura di Enrico Bellone e Corrado Mangione, prima edizione giugno 1996, Garzanti editore s.p.a. (s.l.), voll. 9, vol. 9^, pag. 6)
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"Una delle vicissitudini che un impulso istintuale subisce è quella di incontrare resistenze che cerchino di renderlo inoperante. In certe condizioni , l'impulso entra in uno stato di rimozione. Se si trattasse dell'operazione di uno stimolo esterno, il metodo appropriato da adottare sarebbe, ovviamente, la fuga; con una pulsione, però, la fuga serve a ben poco, perchè l'Io non può fuggire da se stesso. In un periodo successivo, si scoprirà che il rifiuto basato sul giudizio (condanna) è un buon metodo da adottare contro un impulso pulsionale. La rimozione è uno stadio preliminare della condanna, qualcosa che sta tra la fuga e la condanna: si tratta di un concetto che non sarebbe stato possibile formulare prima che si iniziassero gli studi psicoanalitici. In teoria non è facile dedurre la possibilità della rimozione. Perchè un impulso pulsionale dovrebbe subire una simile vicissitudine? Condizione necessaria perchè ciò accada è che il raggiungimento della meta da parte della pulsione produca dispiacere invece di piacere. Ma ci è difficile immaginare una tale contingenza. Non esistono pulsioni di questo genere: l'appagamento di una pulsione è sempre piacevole; dovremmo presupporre delle circostanze particolari, una specie di processo in cui il piacere dell'appagamento si trasforma in dispiacere [...] Apprendiamo allora che l'appagamento di una pulsione rimossa sarebbe possibile, e inoltre , che in ogni caso tale soddisfazione sarebbe piacevole in se stessa, ma inconciliabile cin le altre rivendicazioni e intenzioni: sarebbe insomma causa di piacere in un posto e di dispiacere in un altro. Di conseguenza condizione perchè si verifichi la rimozione è che il movente del dispiacere abbia acquistato più forza del piacere ricavato dall'appagamento. L'osservazione psicoanalitica delle nevrosi di transfert, inoltre, ci porta a concludere che la rimozione non è un meccanismo di difesa presente sin dall'inizio e che non può sorgere prima che tra l'attività psichica conscia e quella inconscia avvenga una netta separazione: in altri termini l'essenza della rimozione consiste semplicemente nell'allontanare qualcosa dal conscio, e tenervelo a una certa distanza."
"Abbiamo appreso dalla psicoanalisi che l'essenza del processo di rimozione consiste non nel mettere fine (annientando la) all'idea che rappresenta una pulsione, ma nell'impedirle di diventare conscia. Quando questo accade, diciamo che l'idea è in uno stato inconscio, e possiamo addurre prove convincenti per dimostrare che anche quando è inconscia può produrre effetti, alcuni dei quali raggiungono perfino la coscienza. Tutto ciò che è rimosso deve restare inconscio; affermiamo però sin da questo momento che il materiale rimosso non comprende tutto ciò che è inconscio, ma ne costituisce solo una parte. Come giungere alla conoscenza dell'inconscio? Naturalmente noi lo conosciamo solo come qualcosa di conscio dopo che ha subìto la trasformazione o traduzione di qualcosa di conscio. Il lavoro psicoanalitico ci dimostra ogni giorno che una traduzione di questo genere è possibile. Perchè ciò avvenga, è necessario che la persona sotto analisi superi le stesse resistenze che in precedenza trasformarono il materiale in questione in qualcosa di rimosso, respingendolo dalla coscienza [...] Parlando ora delle notevoli scoperte della psicoanalisi, possiamo dire che in generale un atto psichico, per quanto riguarda il suo stato, attraversa due fasi tra le quali è interposto una specie di esame (censura). Nella prima fase, l'atto psichico è inconscio e appartiene al sistema inconscio; se, all'esame, viene respinto dalla censura , non gli si permette si passare alla seconda fase; si dice allora che è rimosso e deve restare inconscio. Se, però, supera questo esame, entra nella seconda fase e da questo momento appartiene al secondo sistema che chiameemo cosciente . Ma il fatto che appartenga a questo sistema non determina, tuttavia, inequivocabilmente il suo rapporto con la coscienza. Esso non è ancora conscio , ma è certo in grado di diventarlo, ossia ora può, date certe condizioni, diventare oggetto della coscienza senza alcuna particolare resistenza."
"In Italia si riconosce generalmente a Carla Lonzi non solo di aver fatto
conoscere le scelte delle americane - cosa che anche altre donne italiane
fecero - ma soprattutto di aver ragionato a fondo sulla pratica della conoscenza
di sè nei gruppi di donne.
Carla Lonzi chiamò autocoscienza la pratica secondo la quale le donne
parlano della propria esperienza esponendosi alle altre. Era una via per sottrarre
la coscienza di sè alle interpretazioni che ne dava la cultura maschile.
Con questa pratica la propria soggettività femminile trovava modo di emergere
nel confronto con altre donne[...]
Sogni e desideri, affetti dimenticati nel passato che riemergono: è il material
e inconscio sul quale Carla Lonzi ragiona allo stesso titolo che sulle
conversazioni stringenti con le amiche.
Il debito nei confronti della psicoanalisi è qui evidente, ma lei si sottrae
ad ogni codificazione.
Lei prende le distanze dal marxismo, che guidava
invece molti dei gruppi del movimento studentesco. A me sembra che sia negli
scritti di Carla Lonzi sia in altri testi di questo periodo sia presente invece
una sorta di nuovo materialismo, che poteva confondersi con il marxismo, ma
che ne rimaneva distante.
Si trattava di un materialismo particolare, per il quale le parole hanno
effetti sui corpi, e i sintomi del corpo sono come parole che dicono la
verità soggettiva. Un materialismo che lega la differenza sessuale sia alla
parola sia alla dimensione dell'esperienza del corpo sessuato come fatto
politico.
E' vero che le donne nel femminismo riprendono idee della
psicoanalisi e del materialismo, ma in forma originale, perchè ciò che le
guida è seguire la via che porta alla consapevolezza di ciò che si è. Senza doversi inventare diverse da sé nè migliorarsi per
raggiungere un altro modo di essere."