Daniela Amore, Angela Bonanno, Michela Malatesta

SIGMUND FREUD E LA PSICOANALISI

Sigmund Freud Sigmund Freud nasce a Freiberg (Moravia) nel 1856 da una modesta famiglia di commercianti israelitici che si trasferisce a Vienna quando Freud ha quattro anni. In questa città egli inizia i suoi studi universitari alla facoltà di Scienze e successivamente, per motivi economici, conclude i suoi studi alla facoltà di medicina. In questo periodo aderisce al fervore scientifico di una positivistica fede nella scienza che dominava la maggior parte degli studiosi.
Nel 1881 si laurea e dopo quattro anni ottiene la libera docenza in neuropatologia e una borsa di studio che gli consente di andare a Parigi e studiare i fenomeni isterici da un punto di vista neurologico. In quegli anni l'interesse di Freud per l'ipnosi divenne vivissimo. Collabora con J. Breuer dal 1887 al 1895; da questa collaborazione nascono alcune acquisizioni che resteranno essenziali per la terapia dell'isteria. I risultati del lavoro comune sono riassunti negli "Studi sull'isteria" pubblicati nel 1895. Da questo momento si dedica alla psicanalisi.
Nelle lettere scritte all'amico Fliess, dal 1895 al 1898, Freud esprime una netta rottura con il passato e compie un'importante scoperta: la chiave della nevrosi è nella psicologia. Si trattava di inventare una scienza nuova.
Nel 1896 muore il padre; avvenimento che egli definisce come il più importante e il più straziante nella vita di un uomo. In questa occasione Freud, che da tempo sperimentava su di sè l'interpretazione dei sogni, scopre quei conflitti interiori che sono propri di ogni uomo, sull'inevitabile, violenta ostilità del figlio contro il padre, pure amato.
Del sogno parlò nel libro a lui più caro, "L'interpretazione dei sogni", scritto nel 1899.
In questo periodo Freud compie un lavoro isolato; le sue opere venivano a volte respinte dalle riviste specializzate, ma egli non aveva fretta. Difatti la diffusione della psicoanalisi iniziò a realizzarsi lentamente, ma con sempre crescente successo. Freud fu chiamato a tenere delle conferenze per parlare delle proprie ricerche e contribuì anche a gettare il seme psicoanalitico in America, quando fu invitato con Jung all'università di Boston.
Dopo il 1913 la psicanalisi esce definitivamente dalla sua preistoria e, da tecnica terapeutica che essa era, si sforza di apparire come una carta culturale. Intanto Freud continua la sua attività di scrittore e si estende il suo interesse alle varie scienze dell'uomo, la sociologia e l'antropologia.
Nel 1923 si presentano i primi sintomi di un cancro alla mascella, ma continua il suo lavoro di analista e scrittore. Intanto la psicoanalisi si diffonde negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Germania, ma insieme alla sua diffusione cresce anche una violenta opposizione. Da parte sua Freud raggiunge una notevole fama. Ottiene premi e riconoscimenti.
Nel 1933 i nazisti prendono il potere in Germania; Freud non vuole lasciare la Germania, lo farà solo cinque anni più tardi, al momento delle persecuzioni antiebraiche. I suoi libri vengono bruciati.
Nel 1938 la famiglia si trasferisce a Londra, dove Freud prosegue il suo lavoro nonostante la grave malattia.
Muore a Londra il 23 settembre 1939.

Altre opere di S. Freud:
  • 1901 - "Psicopatologia della vita quotidiana"
  • 1905 - Scrive tre saggi sulla teoria sessuale
  • 1912 - "Totem e tabù"
  • 1920 - "Al di là del principio di piacere"
  • 1922 - "L'io e l'es"
  • 1929 - "Il disagio della civiltà"(1)

La psicoanalisi


La psicoanalisi come disciplina si inserisce nell'ambito degli studi di psicologia e di psichiatria e apre una prospettiva nuova anche per la filosofia.
Essa nasce nel 1899 quando Freud scrive Sigmund Freud ritratto da Ben Shahn (New York)
"L'interpretazione dei sogni". In quest'opera Freud illustra tre diversi aspetti della psicoanalisi; innanzi tutto come metodo di indagine dell'inconscio; quindi come cura di alcune forme di malattia psichica e come psicoterapia; infine come complesso sistema di teorie elaborate allo scopo di definire i processi che avvengono nella psiche dell'uomo. Inoltre Freud non ha concepito la psicoanalisi come un corpo di dottrine codificato una volta per tutte, ma come una scienza in continua evoluzione, per questa ragione egli stesso rivede continuamente la propria teoria. (2)
Poichè la psicoanalisi propone una interpretazione complessiva dell'uomo e della società, è evidente che essa ebbe un influsso profondo sulla cultura del XX secolo e che la sua ricerca suscitò un interesse particolare nel mondo della filosofia. (3)
Freud stesso, tuttavia, tracciò i confini tra filosofia e psicoanalisi, definì cioè la psicoanalisi una disciplina scientifica che opera su un soggetto ben determinato; mentre la filosofia, a suo parere, si pone come una semplice illusione, in quanto aspira ad una interpretazione generale della realtà. (4)

La scoperta dell'inconscio


Per quanto assurdo e illogico appaia il mondo dei sogni, Freud pensa che esistano regole che permettono di studiarlo. Nella sua ricerca parte quindi dallo studio del sogno.
Il sogno ha un contenuto manifesto che è l'insieme delle immagini, parole, emozioni che chi sogna ricorda al risveglio e di cui è cosciente mentre sogna. Il significato nascosto del sogno è ciò che si cela dietro ciò che si manifesta; è ciò che è incomprensibile al pensiero razionale e che diviene comprensibile attraverso l'analisi. L'analisi ha proprio lo scopo di svelare ciò che si cela e che viene espresso in un linguaggio incomprensibile alla coscienza.
Per Freud esistono pulsioni di cui il soggetto non è cosciente; anzi, esse sono tali che se si esprimessero liberamente il soggetto non le potrebbe accettare, perchè contrarie alla propria personalità e al proprio sistema di valori. Freud studia i meccanismi che permettono al significato profondo del sogno di manifestarsi in maniera tale da essere irriconoscibile. Tali meccanismi sono: L'insieme di questi tre meccanismi viene definito da Freud lavoro onirico, cioè l'attività che permette al significato nascosto del sogno di esprimersi in maniera camuffata nel contenuto manifesto. Il lavoro onirico si svolge in una sfera della vita interiore inconscia; in questa sfera nasce la malattia psichica e a questa sfera si rivolge l'attenzione del terapeuta. Freud ha esteso la scoperta dell'inconscio a tutti gli ambiti della vita quotidiana. Nella sua opera "Psicopatologia della vita quotidiana" (1901) descrive i "lapsus" come meccanismi simili a quelli del sogno, che agiscono nella vita cosciente.

La logica dell'inconscio e il metodo della psicanalisi.


Sigmund FreudNei nostri atti, nelle nostre scelte si celano sempre impulsi inconfessati o desideri la cui radice ci è nascosta. Tutto questo è oggetto della psicoanalisi e della ricerca freudiana.
Freud osserva che l'inconscio sembra non conoscere il principio di non contraddizione, ad esempio verso la stessa persona possono essere indirizzati sia l'amore che l'odio. Ugualmente l'inconscio sembra non conoscere la scala del tempo; tutto appare presente nello stesso momento. Inoltre riconosce solo sentimenti estremi. Poichè l'io cosciente non è in grado di esprimere i disagi che portano a malattie psichiche come l'isteria o la nevrosi, il medico deve aggirare i meccanismi di difesa che impediscono all'inconscio di manifestarsi. Il paziente deve quindi essere messo nelle condizioni più idonee perchè le difese inconscie vengano superate.
Si instaura quindi tra medico e paziente un rapporto che Freud indica col termine "transfert", cioè trasferimento: il paziente trasferisce sul medico una parte delle proprie pulsioni infantili. L'analisi è condotta tramite "libere associazioni" (libere non del tutto perchè guidate da forze psichiche inconscie) e così l'inconscio può esprimersi e l'analista interpretare. Il paziente pone al lavoro dell'analista un ostacolo che Freud chiama "resistenza"; esso è un meccanismo di difesa simile al lavoro onirico e rende irriconoscibili le pulsioni inconscie.
La censura è un meccanismo di selezione delle pulsioni, per cui alcune passano verso la coscienza, altre no; è indipendente dalla volontà individuale; è una dinamica oggettiva che obbedisce a leggi necessarie, come un qualsiasi evento naturale.
Freud non osserva alcuna forma di libertà nella dinamica psichica inconscia e si pronuncia quindi per il "determinismo psichico". Questo consiste in regole rigorose che governano le dinamiche psichiche. L'azione cosciente dell'uomo è condizionata da queste regole-meccanismi automatici, per cui l'azione cosciente e libera non è mai del tutto cosciente nè libera.
Il malato psichico è dominato da impulsi inconsci. Attraverso l'analisi dei suoi sogni vengono portati a livello cosciente ricordi strettamente connessi ad emozioni molto forti legate ai sintomi della malattia. Questi ricordi sono stati rimossi, (5) dimenticati solo per la coscienza, ma presenti nell'inconscio. La personalità risente di questa rimozione e il malato assume comportamenti di cui egli non comprende il senso.

La teoria della sessualità e la struttura della psiche


Sigmund FreudFreud usa il termine "libido" per indicare una forza vitale che tende ad esprimersi in desideri che premono per essere soddisfatti e la cui soddisfazione genera piacere.
Freud perciò ritiene che la sessualità sia il carattere fondamentale della vita psichica sin dalla prima infanzia.
Nel bambino Freud riconosce diverse fasi di sviluppo della sessualità in cui diverse attività provocano piacere e soddisfano i desideri più intensi. Ad esempio nel neonato la prima fonte del piacere è l'atto dell'assunzione del cibo attraverso l'allattamento. Fra i tre e cinque anni si sviluppa il cosiddetto "complesso di Edipo": esso indica un insieme di pensieri e ricordi coscienti e inconsci che determinano lo sviluppo della personalità. Accade dunque che fra i tre e i cinque anni il bambino concentri la propria affettività sul genitore del suo stesso sesso e nutra invece un sentimento di ostilità e rivalità nei confronti dell'altro genitore. Dopo i cinque anni e fino alla pubertà vi è una fase di latenza; in questa l'adolescente deve superare il complesso riequilibrando l'intera sfera della sua vita affettiva nei confronti dei genitori; se ciò non avviene possono insorgere delle nevrosi.
Il rapporto con il padre assume un forte rilievo nella vita dell'uomo perchè influenza quella parte della vita psichica che Freud chiama "super-io". Freud osserva che l'uomo è influenzato dal senso del dovere e dagli altri imperativi morali, dipendenti dalla società in cui vive. Il bambino associa gli imperativi morali all'autorità paterna, una sorta di padre interiore che esercita il comando su tutta la vita psichica. E' questo l'ideale dell'io o super-io, così definito perchè si impone con autorità sull'io. I rapporti tra l'io e il super-io sono in contrasto. Il super-io costringe l'io a punirsi ogni volta che non rispetta uno degli imperativi morali da lui imposti. Per questa ragione proviamo rimorso per alcune azioni che commettiamo o per desideri che proviamo. Infatti l'io cosciente, a causa dell'azione del super-io, rimarrebbe schiacciato dai sensi di colpa se sapesse di avere impulsi non compatibili con gli imperativi morali che egli accetta o con la vita sociale.
Attraverso la rimozione,alcuni ricordi carichi di emotività, pur sparendo dalla memoria cosciente vengono conservati nell'inconscio. Il soggetto non è cosciente del conflitto tra l'io e il super-io ed assume comportamenti (che possono sfociare in nevrosi) a cui si sente costretto senza comprenderne la ragione.
Freud finisce per dividere la psiche umana in tre parti:

Il disagio della civiltà: principio di piacere e principio di realtà


Il super-io impone all'io degli imperativi e lo punisce se non li rispetta; l'es preme perchè i desideri psichici siano realizzati anche se spesso sono in contrasto con gli imperativi del super-io, perchè l'es non conosce leggi morali e non ha alcun rapporto con il mondo esterno. Invece l'io deve affrontare i problemi derivanti dal rapporto con il mondo esterno. Perciò Freud distingue due diverse classi di forze e di problemi che premono sull'io, ovvero: Il principio di piacere non tiene conto delle esigenze della realtà, mentre l'io deve fare i conti con gli altri uomini in ogni istante della vita, perchè da essi dipende la vita reale. Il principio di piacere impone comportamenti incompatibili con la vita in comunità e questo implica che il principio di piacere venga tenuto a freno. Freud, nel saggio omonimo, indica con "disagio di civiltà" la necessità sociale che il principio di piacere non venga soddisfatto pienamente. La felicità dell'uomo impone la rinuncia a realizzare alcuni dei suoi desideri. Soddisfarli a volte sarebbe possibile, ma farlo danneggerebbe la società. Poichè gli impulsi che avrebbero effetti distruttivi non possono essere annullati, essi devono essere controllati, regolati con norme che ne limitino gli effetti. La società quindi inibisce lo sviluppo della libera espressione del principio di piacere, limitando così la libera realizzazione della vita psichica.
Freud individua inoltre un meccanismo psichico che chiama "sublimazione" e che permette la soddisfazione di impulsi psichici incompatibili con l'organizzazione sociale. Un impulso psichico viene sublimato quando l'energia psichica non viene impiegata per realizzare direttamente il desiderio ma viene dirottata verso un oggetto più elevato. Attraverso questo meccanismo la pulsione psichica trova una via per manifestarsi, e questo permette all'uomo di sentirsi realizzato.
Nei suoi ultimi saggi Freud introduce una nuova descrizione dei principi elementari che strutturano la psiche. Parla di istinto di vita (simboleggiato dal dio greco Eros) e di istinti di morte (in greco Thànatos). Questi due istinti convivono nella psiche umana, generando contraddizione e tensioni.

Note, considerazioni e citazioni a margine su Freud e la psicoananlisi

  1. Freud ha vissuto durante la Prima guerra mondiale, che "era stata un terribile banco di prova della lotta tra pulsioni di vita e di morte all'interno della civiltà."
    Nella sua opera "Disagio della civiltà" (1930) Freud si domanda quale sia il valore della civiltà. Gli uomini possono cercare il piacere per istinto. Ma in realtà impiegano la maggior parte del tempo a evitare il dolore. La realtà fornisce più occasioni di dolore che di piacere. Così molte persone sacrificano il piacere se la civiltà, in cambio, garantisce loro meno sofferenze.
    Freud si chiese anche: le persone come fanno a riconoscersi come membri di un gruppo o di una società? Può verificarsi, come fenomeno di massa, l'attaccamento libidico a un oggetto. Gli individui pongono un solo oggetto al posto del Super-Io; si identificano l'un l'altro nel proprio Io.
    Ma supponiamo che il Super-Io venga ceduto a un leader; si può produrre un innamoramento di massa molto pericoloso. E' quello che successe in Germania negli anni'30." torna al testo

  2. Alle confutazioni sulla non scientificita' della teoria freudiana, si può rispondere citando il pensiero di Elena Zamorani, nel saggio Freud e la psicoanalisi:

    "La psicoanalisi ha quindi spostato il centro di gravità dell'indagine psicologica dalla sfera conscia all'inconscia, interpretando il comportamento umano alla luce del suo passato infantile e irrazionale; da qui parte l'accusa di irrazionalismo rivolta a questa dottrina.
    Possiamo invece affermare che Freud ebbe il coraggio scientifico di non trascurare ciò che pareva assurdo e di non accontentarsi di ciò che pareva coerente, cercando di rintracciare il processo di costruzione della ragione, permeata di desideri, svelando le interferenze e le distorsioni rispetto alla realtà, operate dei processi inconsci. Freud ha cioè scoperto un nuovo aspetto del reale, distruggendo non il valore della coscienza, ma le pretese della falsa coscienza, disvelando come questa travesta e giustifichi quei moventi che non vuole riconoscere: - "Con tutto ciò" - scrive Freud - "non è detto che la qualità della coscienza abbia per noi perduto il suo significato. Resta la sola luce che splende nell'oscurità della vita psichica e ci guida" -. Questa scoperta di un campo del reale, scoperta che è frutto della ragione, esprime una profonda tensione razionale a conoscere ed esaminare foze ed impulsi che, nel regno della naturalità immediata, ci dominano; aspetto questo che lega Freud alla cultura della tradizione illuministica, convinta che il sonno della ragione genera mostri.

    (Zamorani Elena, Freud e la psicanalisi in AA. VV., Storia del pensiero filosofico e scientifico dall'Ottocento al Novecento, sezione settima, Lo sviluppo della razionalità scientifica e i suoi riflessi sulla filosofia, prima edizione ottobre 1971, Aldo Garzanti editore s.p.a.(s.l.), voll. 9, vol. 5^, pagg. 712 - 713.)

    L'aver mostrato la vastità delle forze estranee alla ragione è una delle cause della resistenza alla psicoanalisi, che nasce dalla demistificante scoperta che l'io non è padrone incontrastato in casa propria. La validità scientifica ed euristica della teoria di Freud è inoltre comprovata dal fatto che non solo illumina con la luce della ragione zone prima di allora oscure, ma anche dal fatto che le sue categorie sistematizzanti ed interpretative dimostrano la loro efficacia con la capacità di sistemare grandi quantità di dati empirici che prima di allora non avevano trovato una spiegazione coerente. torna al testo

  3. Adorno ed Horkheimer nel polemizzare con il neopositivismo ed elaborando la teoria critica, al cui centro posero il rapporto scienza-società, utilizzano la psicoanalisi freudiana come strumento di comprensione dei fenomeni sociali del loro tempo.
    Carlo Sini nel suo saggio: "I nuovi scenari filosofici" a proposito della Scuola di Francoforte, e in particolare di Horkheimer sostiene che

    "Il mondo moderno è caduto preda della alienazione del sapere [...] alienazione consistente nel separare la scienza dalla sua genesi e dal suo uso sociale. Di qui la polemica durissima di Horkheimer (e di Adorno) contro il neopositivismo, la logica formale e la stessa scienza della natura: questi saperi sono in larga misura l'espressione ideologica della società capitalistica e le scienze umane, che ne imitano i metodi empiristicamente e positivisticamente, generano solo la obiettivazione dell'uomo e perciò la sua sottomissione all'autoritarismo palese e nascosto del modello industriale. La teoria critica assume invece il modello hegelomarxista, integrato dalla psicoanalisi freudiana, la quale ultima è particolarmente efficace per comprendere i fenomeni sia dell'autoritarismo che si generano nella famiglia borghese in sintonia con gli interessi di classe, sia i fenomeni del pregiudizio antisemita e della discriminazione sociale, sia infine il fenomeno dell'accettazione conformistica da parte del proletariato dei modi di vita e dei miti della società borghese e capitalistica, contro il suo stesso interesse di classe".

    (Sini Carlo, I nuovi scenari filosofici.Dai francofortesi all'ermeneutica , in AA. VV. Storia del pensiero filosofico e scientifico. Il Novecento (4), a cura di Enrico Bellone e Corrado Mangione, prima edizione giugno 1996, Garzanti editore s.p.a. (s.l.), voll. 9, vol. 9^, pag. 6)
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  4. Negli anni '60 maturò, per culminare nei primi anni '70, un movimento di rinnovamento in campo psichiatrico, denominato genericamente "antipsichiatria". Assunse forme diverse nei vari paesi europei e negli Stati Uniti sia sul piano teorico che su quello terapeutico e pubblico, ma complessivamente rappresentò un momento di grande attività teorica e pratica sui problemi della malattia mentale.
    In Italia la nuova psichiatria si intrecciò ai movimenti di rinnovamento politico e culturale nati intorno al 1968. A Gorizia, Perugia e in altri manicomi furono realizzate forme rivoluzionarie di trattamento psichiatrico. Furono di nuovo spezzate le catene che immobilizzavano i malati di mente ai loro letti e abbattuti i cancelli che li separavano dal resto della comunità, ma soprattutto furono applicate nuove forme di trattamento psicoterapeutico, favorite anche dalla introduzione massiccia degli psicofarmaci. Nella diffusione della nuova psichiatria italiana, centrale è stata la figura carismatica di Franco Basaglia (1924-80). Nel libro "L'istituzione negata" egli espose il suo progetto di nuova psichiatria, presto condiviso da molti psichiatri italiani.
    La nuova psichiatria italiana sviluppatasi all'interno di una cultura di sinistra, politicamente impegnata, portò all'abolizione nel 1968 del ricovero coatto negli ospedali psichiatrici e poi nel 1978 con la legge 180 all'abolizione di tali ospedali, indicando come luogo di terapia i centri di salute mentale, i day-hospital, le comunità. L'antipsichiatria italiana produsse una notevole quantità di dibattiti sulle cause della malattia mentale, sul rapporto tra fattori organici e sociali.
    Negli anni della contestazione studentesca sorse in Germania un movimento di ricerca teorica e sperimentale, noto come "psicologia critica" (Kritische Psychologie). Alla "Conferenza degli psicologi critici e di opposizione", tenutasi ad Hannover nel 1969, la maggior parte degli studenti e dei giovani professori di psicologia concluse che la psicologia era una scienza al servizio del capitale e che doveva dunque essere liquidata. Il testo fondamentale di questo movimento fu pubblicato nel 1972 dal suo leader Klaus Holzcamp, professore dell'Istituto di psicologia di Berlino con il titolo Kritische Psychologie. Un titolo, o una parola d'ordine, che ricorse in varie pubblicazioni (compreso il periodico "Forum Kritische Psychologie"), al punto di trasformare il movimento stesso in una scuola di tipo tradizionale, chiusa in se stessa. torna al testo

  5. A proposito della rimozione Freud dice:

    "Una delle vicissitudini che un impulso istintuale subisce è quella di incontrare resistenze che cerchino di renderlo inoperante. In certe condizioni , l'impulso entra in uno stato di rimozione. Se si trattasse dell'operazione di uno stimolo esterno, il metodo appropriato da adottare sarebbe, ovviamente, la fuga; con una pulsione, però, la fuga serve a ben poco, perchè l'Io non può fuggire da se stesso. In un periodo successivo, si scoprirà che il rifiuto basato sul giudizio (condanna) è un buon metodo da adottare contro un impulso pulsionale. La rimozione è uno stadio preliminare della condanna, qualcosa che sta tra la fuga e la condanna: si tratta di un concetto che non sarebbe stato possibile formulare prima che si iniziassero gli studi psicoanalitici. In teoria non è facile dedurre la possibilità della rimozione. Perchè un impulso pulsionale dovrebbe subire una simile vicissitudine? Condizione necessaria perchè ciò accada è che il raggiungimento della meta da parte della pulsione produca dispiacere invece di piacere. Ma ci è difficile immaginare una tale contingenza. Non esistono pulsioni di questo genere: l'appagamento di una pulsione è sempre piacevole; dovremmo presupporre delle circostanze particolari, una specie di processo in cui il piacere dell'appagamento si trasforma in dispiacere [...] Apprendiamo allora che l'appagamento di una pulsione rimossa sarebbe possibile, e inoltre , che in ogni caso tale soddisfazione sarebbe piacevole in se stessa, ma inconciliabile cin le altre rivendicazioni e intenzioni: sarebbe insomma causa di piacere in un posto e di dispiacere in un altro. Di conseguenza condizione perchè si verifichi la rimozione è che il movente del dispiacere abbia acquistato più forza del piacere ricavato dall'appagamento. L'osservazione psicoanalitica delle nevrosi di transfert, inoltre, ci porta a concludere che la rimozione non è un meccanismo di difesa presente sin dall'inizio e che non può sorgere prima che tra l'attività psichica conscia e quella inconscia avvenga una netta separazione: in altri termini l'essenza della rimozione consiste semplicemente nell'allontanare qualcosa dal conscio, e tenervelo a una certa distanza."

    (Freud Sigmund, Opere 1905 - 1921, traduzioni di AA. VV., Grandi Tascabili Economici, prima edizione 1992, seconda edizione 1995, Roma, Newton Compton editori s.r.l., voll. 2, vol. 2^, pagg. 829 - 830)
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  6. Dice Freud:

    "Abbiamo appreso dalla psicoanalisi che l'essenza del processo di rimozione consiste non nel mettere fine (annientando la) all'idea che rappresenta una pulsione, ma nell'impedirle di diventare conscia. Quando questo accade, diciamo che l'idea è in uno stato inconscio, e possiamo addurre prove convincenti per dimostrare che anche quando è inconscia può produrre effetti, alcuni dei quali raggiungono perfino la coscienza. Tutto ciò che è rimosso deve restare inconscio; affermiamo però sin da questo momento che il materiale rimosso non comprende tutto ciò che è inconscio, ma ne costituisce solo una parte. Come giungere alla conoscenza dell'inconscio? Naturalmente noi lo conosciamo solo come qualcosa di conscio dopo che ha subìto la trasformazione o traduzione di qualcosa di conscio. Il lavoro psicoanalitico ci dimostra ogni giorno che una traduzione di questo genere è possibile. Perchè ciò avvenga, è necessario che la persona sotto analisi superi le stesse resistenze che in precedenza trasformarono il materiale in questione in qualcosa di rimosso, respingendolo dalla coscienza [...] Parlando ora delle notevoli scoperte della psicoanalisi, possiamo dire che in generale un atto psichico, per quanto riguarda il suo stato, attraversa due fasi tra le quali è interposto una specie di esame (censura). Nella prima fase, l'atto psichico è inconscio e appartiene al sistema inconscio; se, all'esame, viene respinto dalla censura , non gli si permette si passare alla seconda fase; si dice allora che è rimosso e deve restare inconscio. Se, però, supera questo esame, entra nella seconda fase e da questo momento appartiene al secondo sistema che chiameemo cosciente . Ma il fatto che appartenga a questo sistema non determina, tuttavia, inequivocabilmente il suo rapporto con la coscienza. Esso non è ancora conscio , ma è certo in grado di diventarlo, ossia ora può, date certe condizioni, diventare oggetto della coscienza senza alcuna particolare resistenza."

    (S.Freud, ibidem pagg.836 - 840)
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  7. La psicoanalisi ebbe una relazione particolare con il femminismo, relazione strettamente legata alla politica, perchè i gruppi femministi nacquero proprio nell'ambito, ma a lato, di movimenti vasti di contestazione libertaria che intervennero sulla politica degli anni '60 (USA) e '70 (Europa) e che segnarono un'epoca.
    Chiara Zamboni in: "La filosofia donna" dice:

    "In Italia si riconosce generalmente a Carla Lonzi non solo di aver fatto conoscere le scelte delle americane - cosa che anche altre donne italiane fecero - ma soprattutto di aver ragionato a fondo sulla pratica della conoscenza di sè nei gruppi di donne.
    Carla Lonzi chiamò autocoscienza la pratica secondo la quale le donne parlano della propria esperienza esponendosi alle altre. Era una via per sottrarre la coscienza di sè alle interpretazioni che ne dava la cultura maschile. Con questa pratica la propria soggettività femminile trovava modo di emergere nel confronto con altre donne[...]
    Sogni e desideri, affetti dimenticati nel passato che riemergono: è il material e inconscio sul quale Carla Lonzi ragiona allo stesso titolo che sulle conversazioni stringenti con le amiche.
    Il debito nei confronti della psicoanalisi è qui evidente, ma lei si sottrae ad ogni codificazione.
    Lei prende le distanze dal marxismo, che guidava invece molti dei gruppi del movimento studentesco. A me sembra che sia negli scritti di Carla Lonzi sia in altri testi di questo periodo sia presente invece una sorta di nuovo materialismo, che poteva confondersi con il marxismo, ma che ne rimaneva distante.
    Si trattava di un materialismo particolare, per il quale le parole hanno effetti sui corpi, e i sintomi del corpo sono come parole che dicono la verità soggettiva. Un materialismo che lega la differenza sessuale sia alla parola sia alla dimensione dell'esperienza del corpo sessuato come fatto politico.
    E' vero che le donne nel femminismo riprendono idee della psicoanalisi e del materialismo, ma in forma originale, perchè ciò che le guida è seguire la via che porta alla consapevolezza di ciò che si è. Senza doversi inventare diverse da sé nè migliorarsi per raggiungere un altro modo di essere."

    (Zamboni Chiara, La filosofia donna.Percorsi di pensiero femminile, Edizione Demetra, collana "Atlanti del pensiero" a cura di Renzo Zanoni, "Il sapere", prima edizione agosto 1997, pagg. 106-107.)
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    Bibliografia
    • Appignanesi Richard, Zarate Oscar, Freud. Per cominciare (Freud forbeginners), 1979, traduzione dall'inglese di Maiorino Maddalena, a cura di Guado s.n.c. - Milano, Universale Economica Feltrinelli, prima edizione Milano ottobre 1994, Giangiacomo Feltrinelli editore, quarta edizione febbraio 1997

    • Zamorani Elena, Freud e la psicanalisi in AA. VV., Storia del pensiero filosofico e scientifico dall'Ottocento al Novecento, sezione settima, Lo sviluppo della razionalità scientifica e i suoi riflessi sulla filosofia, prima edizione ottobre 1971, Aldo Garzanti editore s.p.a.(s.l.), voll. 9, vol. 5^

    • Sini Carlo, I nuovi scenari filosofici.Dai francofortesi all'ermeneutica , in AA. VV. Storia del pensiero filosofico e scientifico. Il Novecento (4), a cura di Enrico Bellone e Corrado Mangione, prima edizione giugno 1996, Garzanti editore s.p.a. (s.l.), voll. 9, vol. 9^.

    • Mecacci Luciano, Storia della psicologia del Novecento, Prima edizione 1992, Bari, Edizioni La Terza, Vol.6°

    • Freud Sigmund, Opere 1905 - 1921, traduzioni di AA. VV., Grandi Tascabili Economici, prima edizione 1992, seconda edizione 1995, Roma, Newton Compton editori s.r.l., voll. 2, vol. 2^

    • Trombino Mario, La ricerca contemporanea , Filosofia Testi - percorsi 3, Prima edizione (s. l.), Casa Editrice Poseidonia 1997, prima ristampa 1998, voll. 3, vol. 3^

    • Zamboni Chiara, La filosofia donna.Percorsi di pensiero femminile, Edizione Demetra, collana "Atlanti del pensiero" a cura di Renzo Zanoni, "Il sapere", prima edizione agosto 1997