Sabrina Adofaci, Francesca Aluigi, Elisa De Vecchis

Rapporto tra epistemologia e politica in Karl Popper

Karl Popper (Ritratto) Può esistere una relazione tra una teoria della scienza e una teoria politica?
Per il filosofo K.R.Popper questa relazione è una costante nella storia dell' uomo, basti leggere la "Repubblica" di Platone per cogliere bene questo legame. Lo stesso Popper partendo da una sua visione del mondo e dal problema di definire la scientificità di una teoria arrivò a formulare una teoria politica.
Egli affermava che solamente sull'interpretazione della storia si può fondare un atteggiamento scientifico - filosofico nei confronti della politica e poter comprendere la vita sociale. Ne La società aperta e i suoi nemici, sua maggior opera politica, si scagliò contro lo storicismo, quella dottrina secondo la quale è possibile, attraverso l'analisi del passato, profetizzare le leggi di sviluppo che caratterizzeranno il futuro e che può quindi dirci verso quale direzione si dirigerà la società e il destino dell'uomo. Coloro che scopriranno le leggi di sviluppo si sentiranno autorizzati a comandare sugli altri poichè solo loro saranno in grado di dirigere la società verso il suo inevitabile destino. Per Popper lo storicismo è illustrabile con la dottrina del popolo eletto la quale sostiene che vi sia un popolo eletto da Dio destinato a dominare la terra perchè più dotato di altri. Le caratteristiche di questa dottrina sono state successivamente legittimate da quelle che per Popper sono le più importanti versioni moderne dello storicismo: da una parte abbiamo la filosofia storicista del razzismo (destra) e dall'altra quella del marxismo (sinistra). Il razzismo sostituisce il popolo eletto con la razza eletta destinata a dominare la terra, il marxismo invece mette al suo posto la classe eletta creatrice della società senza classi ma allo stesso modo destinata a dominare la terra.
Entrambe le posizioni pur sembrando tanto distanti, addirittura opposte, arrivano ad utilizzare gli stessi metodi repressivi e violenti e ad instaurare una dittatura; a riguardo può essere interessante notare come Hannah Arendt nella sua opera "Origine dei totalitarismi" del 1951 affermi che i totalitarismi siano sostanzialmente soltanto due: il nazionalsocialismo tedesco e lo stalinismo russo, perchè rispetto alle dittature, agli imperialismi, o alle tirannidi, hanno completamente spazzato via tutte le leggi e gli organi già esistenti per crearne altri in nome l'una della legge naturale (nazismo) l'altra di quella della legge della storia (materialismo dialettico) .
.

"Entrambe le teorie fondano le loro previsioni storiche su di un'interpretazione della storia che porta alla scoperta di una legge del suo sviluppo."(1)

Per il razzismo la legge è naturale, per il marxismo la legge è economica.
Già i primi filosofi Greci professarono diverse idee storicistiche ma il momento culminante si ebbe con Platone. Nella "Società aperta e i suoi nemici" Popper attacca il pensiero di Platone considerato per la sua vena antidemocratica forse il primo teorico del totalitarismo.
Il filosofo che influenzò maggiormente Platone fu Eraclito il filosofo del "panta rei" tutto scorre, nessuna cosa sta ferma. Egli identificò la filosofia con la verità e riteneva che la maggior parte degli uomini, i più, vivano come in un sogno illusorio incapaci di comprendere la realtà, ad essi Eraclito contrappone i filosofi gli "svegli" ossia coloro che invece colgono il nocciolo segreto delle cose perchè professano la filosofia. Attraverso violente affermazioni dello stesso Eraclito si può notare la sua vena antidemocratica:

" i molti [...] vogliono saziarsi, come le bestie [...] Ascoltano i cantori popolari e prendono a maestra la folla, poichè non sanno che i molti non valgono niente e solo i pochi valgono" (2)

Con analogo stato d'animo afferma:

"E' legge anche obbedire alla volontà di uno solo".(3)

"La cosa più importante è che mai nessuno sia senza un capo [...] in una parola si insegni alla propria anima mediante abitudini a non conoscere, a non sapere assolutamente l'agire in qualche cosa separatamente dagli altri"(4)

Per Popper questa "mania" del mutamento non è solo tipica del pensiero di Eraclito ma di tutto lo storicismo in genere. Platone però non riprende solo la teoria della stasi ma cercò di fondere insieme la teoria idealistica del mutamento con il suo naturalismo:

"La formula idealistica è: bloccare ogni cambiamento politico! Il cambiamento è male l'immobilità è divina. Ogni cambiamento può essere bloccato se si fa dello stato una copia esatta del suo originale" (5)

Alla domanda come ciò sia realizzabile si può rispondere con la formula naturalistica:

"Ritornare alla natura! ritornare allo stato originario dei nostri avi, allo stato primitivo fondato in conformità con la natura umana e quindi stabile";(6)

Tutto il programma politico di Platone ruota attorno ad alcuni elementi fondamentali che Popper riassume così:

  1. La netta divisioni delle classi (7)

  2. L'identificazione della sorte dello stato con quella della sua classe dirigente; l'interesse esclusivo per questa classe e per la sua unità; e, in funzione di questa unità le rigide norme per allevare ed educare questa classe e la stretta vigilanza e collettivizzazione degli interessi dei suoi membri (8)

  3. La classe dirigente ha il monopolio di certe cose come l'addestramento e le virtù militari [...] ma è esclusa da qualsiasi partecipazione alle attività economiche e, in particolare dal guadagno del denaro."(9)

  4. Ci dev'essere una censura di tutte le attività intellettueli della classe dirigente e una continua propaganda diretta a modellare e a unificare le menti. Ogni innovazione nell'educazione, nella legislazione e nella religione deve essere evitata o soppressa.(10)

  5. Lo stato deve essere auto sufficiente. Esso deve tendere all'autarchia economica, perchè altrimenti i reggitori o verrebbero a dipendere dai commercianti o dovrebbero essi stessi diventare commercianti. La prima di queste alternative minerebbe il loro potere, la seconda la loro unità e la stabilità dello stato."(11)

Agli occhi del Nostro questo programma è qualificabile come totalitario, fondato su una sociologia storicistica e intollerante verso il movimento egualitario; infatti Platone fece delle proposte politiche che si opponevano alla teoria umanitaria:

    "1a) il principio del privilegio naturale;(12)

    1b) il principio generale dell'olismo e collettivismo;(13)

    1c) il principio che deve essere compito e fine dell'individuo mantenere e rafforzare la stabilità dello stato"(14)


Analizzando i tre principi della teoria umanitaria infatti notiamo come Platone li abbia completamente capovolti:

    a) il principio egualitario vero e proprio, cioè la proposta di eliminare i privilegi "naturali;"(15)

    b) il principio generale dell'individualismo;(16)

    c) il principio che deve essere compiti e fine dello stato quello di proteggere la libertà dei cittadini.(17)


Platone ritiene che solamente i filosofi possano governare poichè sono gli unici possessori della verità e del sapere, egli ha quindi in mente dei re filosofi coraggiosi, capaci di far uso della menzogna, i soli in grado di creare sulla terra una razza di

"individui più fermi e più coraggiosi e, nei limiti del possibile, i più belli [...] di carattere nobile e virile".

Deve essere una razza di uomini e donne che sono

"come dei.. veramente splendidi, una razza superiore, destinata per natura alla signoria e al dominio.(18) "Chi è sapiente ed intelligente comandi e governi e guidi e chi è ignorante lo segua."(19)

Se invece il potere non cadesse nelle mani dei filosofi allora bisognerà eliminare questi "custodi impostori" perchè indegni.
Per Popper ci troviamo di fronte ad un pensiero totalitario e razzista ripreso purtroppo successivamente dal fascismo e dal nazismo. (Si dice che gli ufficiali nazisti avessero spesso con sè "La Republica" di Platone.)
A questo punto inizia a delinearsi il pensiero popperiano: Platone utilizza un metodo di approccio alla politica tipico dell'ingegneria utopica che mirerebbe alla costruzione di uno stato ideale sulla base di un modello globale di società che richiederebbe però un potere centralizzato, in mano di pochi, che finirebbe inevitabilmente nel trasformarsi in una dittatura.
Scrive Popper:

"La vita sociale è così complicata che ben pochi uomini, per non dire nessuno, sono in grado di formulare giudizi attendibili su un progetto di ingegneria sociale su scala globale: se è attuabile; se determinerebbe un effettivo miglioramento; qual genere di sofferenza può portare con sè; e quali possono essere i mezzi per la sua realizzazione.(20)

In definitiva Popper afferma che l'uomo sa veramente poco e non può far altro che procedere nella sua conoscenza per tentativi ed errori, infatti ogni qualvolta che ci troviamo di fronte ad un problema cerchiamo di formulare delle teorie per risolverlo; le idee quindi non sono altro che congetture della nostra mente utili per risolvere i problemi. Nessuno è però in grado di formulare una teoria universalmente valida, quindi col passare del tempo ogni teoria verrà superata da un'altra migliore nata sugli errori di quella precedente: per Popper infatti una teoria per essere scientifica dovràKarl Popper (Ritratto) essere falsificabile ossia soggetta alla critica.
Possono quindi esistere uomini capaci di progetti di ingegneria utopica?
Per Popper ciò è impossibile, mentre risulta più attuabile un proggetto di ingegneria gradualistica:

"Se questi progetti, in sede di attuazione, funzionano male, il danno non è troppo grande, e un riassestamento non risulta troppo difficile. Essi sono meno rischiosi [...] c'è anche maggiore speranza che, usando il metodo gradualistico, si possa superare la più grave difficoltà pratica di ogni ragionevole riforma politica, cioè l'uso della ragione, invece che della passione e della violenza, nell' esecuzione del programma. Ci sarà la possibilità di raggiungere un compromesso ragionevole e quindi di ottenere il miglioramento con metodi democratici". (21)

Inoltre, aggiunge Popper, i progetti di ingegneria utopica essendo di vaste proporzioni portano ad affrontare un altro problema: l'ingegnere sociale sarà in grado di portare a termine il suo progetto nei tempi prestabiliti?
Se ciò non sarà possibile i futuri ingegneri vorranno seguire lo stesso ideale?
Se la risposta è negativa ciò vuol dire che la popolazione ha dovuto subire inutilmente i cambiamenti e sarà costretta a subirne altri differenti senza sapere dove questi li porterà.
Vi è inoltre un'altro problema, le differenze di opinioni tra ingegneri utopici potrà portare all'uso della violenza piuttosto che della ragione.
In definitiva Popper critica la pretesa da parte dell'ingegnere utopico di poter fare una ricostruzione globale della società data la limitatezza delle sue conoscenze e per l'impossibilità di conoscere preventivamente le conseguenze pratiche di un'azione.
Il metodo gradualistico invece, essendo meno drastico e più controllato, potrebbe portare i politici a riconoscere i propri errori che invece spesso tentano di mascherare per dimostrare di avere sempre ragione. Il nostro quindi spera che si possa introdurre in politica il metodo scientifico con il quale si imparerebbe dai propri errori. Anche Marx criticò l'utopismo ma in maniera differente: egli condannò qualsiasi ingegneria sociale, non credette in nessun tipo di pianificazione razionale delle istituzioni sociali perchè sono le leggi della storia a far crescere la società non i nostri piani razionali. Per Popper questo ragionamento totalmente storicistico "guastò" tutto il pensiero marxista.
Popper inoltre attaccando Platone volle attaccare tutti quei pensieri politici e non che negano la libertà all'individuo: Platone pretendeva, ritenendosi un artista, di creare una città e dei cittadini secondo il suo ideale e il suo gusto estetico senza tener presente che ogni uomo ha il diritto di forgiarsi da sè la propria vita. Popper ritiene che la politica debba tendere ai principi egualitari e individualistici e tenere da parte i propri sogni estetici per mirare invece a migliorare le condizioni di vita di coloro che sono in difficoltà e far trionfare la giustizia. Il pensiero totalitario e l'intolleranza di Platone invece emergono chiare in questa sua affermazione:

"Sia che avvenga ad essi di governare con la legge o senza la legge, con il consenso o senza il consenso dei sudditi; [...] e sia che essi purghino lo stato per il suo bene, uccidendo o deportando [o "bandendo"] alcuni dei suoi cittadini [...] - finchè procedono secondo giustizia e preservano [...] lo stato e lo rendono migliore di quello che era, questa forma di governo dev'essere proclamata la sola giustizia"(22)

Popper analizzando i principi della politica spartana osservò che essi sono totalmente utilizzati dal totalitarismo moderno;

"I principi della politica spartana erano i seguenti:
  1. protezione del suo tribalismo bloccato: esclusione di tutte le influenze staniere che potessero mettere in pericolo la rigidità dei tabù tribali;(23)

  2. antiumanitarismo: esclusione, più particolarmente, di tutte le ideologie egualitarie, democratiche e individualistiche;(24)

  3. autarchia: non dover dipendere dal commercio;(25)

  4. anti universalismo o particolarismo: mantenere ferma la distinzione tra la propria tribù e tutte le altre; non mescolarsi con gli inferiori;(26)

  5. signoria: dominare e schiavizzare i vicini;(27)

  6. ma non diventare troppo grande: "Accrescere lo stato affinchè possa, crescendo, rimanere uno; ma oltre questo limite, no" e, specialmente, senza rishiare l'introduzione di tendenze universalistiche.(28)

Solamente nell'ultimo punto vi è una divergenza, se gli spartani infatti si preoccupavano di non diventare troppo grandi e mantenere una sostanziale unità, il totalitarismo moderno si pone come fondamentale meta quella di conquistare più territori possibili e inglobarli tutti nel suo sistema (imperialismo).
La società chiusa ha iniziato a sgretolarsi grazie all'azione dei filosofi che per il Nostro sono stati gli inconsci protagonisti di una importante rivoluzione sociale poichè hanno inventato la tradizione della critica e della discussione, in altre parole, l'arte di pensare razionalmente. Il filosofo che per Popper fu il primo ad avviare questo processo fu Socrate che morì in nome della ragione umana e della società aperta; egli fu critico nei confronti della società democratica ateniese ma ciò non vuol dire che fosse un suo nemico, anzi le sue erano delle critiche costruttive ben diverse invece dalle critiche di tipo totalitario. Il totalitarismo non accetta nessun tipo di critica, infatti esso necessita del consenso più assoluto, ottenuto anche con la violenza e la minaccia. Quello a cui aspirava Platone era il blocco di qualsiasi cambiamento politico con il quale egli sperava di creare la società perfetta e felice ma si sbagliava, non si può ritornare ad un armonioso stato di natura se non ritornando allo stato ferino:

"Noi possiamo tornare allo stato ferino. ma se vogliamo restare umani, ebbene, allora, c'è una strada sola da percorrere: la via che porta alla società aperta. Noi dobbiamo procedere verso l'ignoto, l'incertezza, l'insicurezza, usando quel pò di ragione che abbiamo per realizzare nella migliore maniera possibile entrambi questi fini: la sicurezza e la libertà."(29)

Per sottolineare questo aspetto tanto importante Popper nell'introduzione alla "Società aperta e i suoi nemici" ricopiò, insieme alle celebri frasi di Platone, questa di Pericle di Atene:

"Benchè soltanto pochi siano in grado di dar vita a una politica, noi siamo tutti in grado di giudicarla".(30)



NOTE

  1. Karl Popper, "The Open Society and its Enemies" "La società aperta e i suoi nemici" a cura di D. Antiseri Trad. di R. Pavetto collana: Filosofia e problemi di oggi, Armando editore, Roma, 1973 pag 28 torna al testo 1

  2. Ibidem pag torna al testo 2

  3. Ibidem pag torna al testo 3

  4. Ibidem pag torna al testo 4

  5. Ibidem pag torna al testo 5

  6. Ibidem pag.129 torna al testo 6

  7. Ibidem torna al testo 7

  8. Ibidem torna al testo 8

  9. Ibidem torna al testo 9

  10. Ibidem torna al testo 10

  11. Ibidem torna al testo 11

  12. Ibidem pag.130 torna al testo 12

  13. Ibidem pag.140 torna al testo 13

  14. Ibidem torna al testo 14

  15. Ibidem torna al testo 15

  16. Ibidem torna al testo 16

  17. Ibidem torna al testo 17

  18. Ibidem torna al testo 18

  19. Ibidem pag.212 torna al testo 19

  20. Ibidem torna al testo 20

  21. Ibidem pag.173 torna al testo 21

  22. Ibidem pag.223 torna al testo 22

  23. Ibidem pag.224 torna al testo 23

  24. Ibidem pag.233 torna al testo 24

  25. Ibidem pag 256 torna al testo 25

  26. Ibidem torna al testo 26

  27. Ibidem torna al testo 27

  28. Ibidem torna al testo 28

  29. Ibidem torna al testo 29

  30. Ibidem pag.25 torna al testo 30

BIBLIOGRAFIA:

  • Karl Popper, "The Open Society and its Enemies" "La società aperta e i suoi nemici" a cura di D. Antiseri Trad. di R. Pavetto collana: Filosofia e problemi di oggi, Armando editore, Roma, 1973.

  • Nicola Abbagnano-Giovanni Fornero, "Filosofi e filosofie nella storia" ed. Paravia vol.1

  • Giovanni Reale, Dario Antiseri, a cura di, "Filosofia e pedagogia dalle origini ad oggi" vol. 3, Mauro Laeng Casa Editrice La Scuola, Brescia.