Poggi Gisella, Ventura Marida.


Pragmatismo italiano


Il Pragmatismo in Italia.


Giovanni Vailati

Nel mondo moderno si definisce una "persona pragmatica" colui che punta al raggiungimento diretto di un risultato tangibile.
Le origini della parola pragmatismo vanno ricercate nella lingua greca, la parola pragma vuol dire infatti "azione".
La corrente filosofica che prese il nome di pragmatismo, si affermò alla fine dell'800 negli Stati Uniti e assunse come unico valore non più la dimensione delle idee ma quella della praticità; il fondatore o iniziatore di questa corrente di pensiero fu Charles Peirce.
Analogamente a questi filosofi per Vailati il pensiero che non produce previsioni è vuoto, impotente e non è destinato ad aumentare il nostro sapere.
Il suo interesse non è rivolto solo alla scienza o al linguaggio, ma anche a tutte quelle teorie la cui falsità è stata dimostrata solo successivamente.
Vailati si interroga sul motivo che spinse nel passato quegli uomini colti dotati di grande e forte intelligenza a proporre teorie errate, ciò deriva da una metafisica non sempre in grado di fondare corrette teorie scientifiche. E' per questo motivo che le teorie scientifiche non devono essere considerate vere per sempre tali da costituire privazione o intralcio alla ricerca.
Vailati pare così anticipare, per alcuni versi, la teoria espressa da Karl Popper in Congetture e confutazioni a rigurdo di una scienza "congetturale".
Le teorie vecchie possono essere tralasciate soltanto quando non sono più in grado di spiegare il presente e non danno imformazioni utili per il futuro, in questo pensiero si intravede in nuce quella che sarà poi l'epistemologia kuhniana caratterizzata dall'indagine sulla struttura delle rivoluzioni scentifiche.
La nascita del pragmatismo italiano si ha con l'uscita della rivista il "Leonardo" (1903-1907 ). Il pragmatismo si rifà ai fatti concreti, all'azione e alla forza rifuggendo ciò che è astratto, ciò che ha principi fissi e ciò che rimane compreso in sistemi chiusi.
In una visione di questo tipo l'azione diviene unica produttrice di esperienza intesa concretamente nella sua capacità di produrre previsoni utili e di fondare teorie scientifiche.
Il pragmatismo non rimane sul presente o sul passato ma guarda al futuro nella ricerca di azioni utili ed efficaci per il raggiungimento di scopi precisi.
Il pragmatismo risulta critico nei confronti dell'idealismo, non solo perchè le teorie idealiste non si basano su fatti concreti ma soprattutto perchè queste tendono alla generalizzazione, la filosofia finisce così per occuparsi del generale, dell'universale, perdendo di vista i problemi concreti e le azioni pragmatiche volte alla risoluzione di questi. Il problema principale delle filosofie che emettono proposizioni di tipo metafisico è che non spiegano il contenuto di tali proposizioni; non potendone giudicare la verità si limitano, per quanto possibile, a precisarne un inutile ambito oggettuale.
Per i Pragmatisti su tali presupposti non è possibile fondare alcun tipo di sapere che possa essere di qualche aiuto e utilità al genere umano.


Giovanni Vailati:

Vailati caricatura di Armando Spadini Il filosofo italiano che contribuì maggiormente al pragmatismo fu Giovanni Vailati. Vailati nacque a Crema nel 1863 ed ebbe una formazione matematica e filosofica.
Insegnò in diversi istituti superiori e in molte città italiane; a Firenze nel 1904 ebbe l'opportunità di conoscere e diventare amico di Mario Calderoni, Giovanni Papini e Giuseppe Prezzolini con i quali fondò la rivista "Leonardo".
Con la pubblicazione del "Leonardo" di linea pragmatica si ravvivò la discussione ed il dibattito filosofico italiano.
Vailati interpretò il pragmatismo come strumento per discriminare tra le questioni quelle che hanno senso e quelle che non ne hanno, anticipando alcune istanze di quella che poi sarà la filosofia del linguaggio di Oxford - Cambridge e che vedrà impegnati filosofi della statura di Russell, Wittgenstein, Wisdom e Ryle.
Grazie al pragmatismo, potranno essere evitate questioni spinose e fittizie come per esempio quelle che vertono sull'infinito, sul tempo o sulla sostanza e che finiscono per sottrarre molto tempo alla seria e, diremmo noi con i pragmatisti utilitaristica, ricerca filosofica. Il criterio introdotto dai pragmatisti verte attorno all'indagine sul senso dei nostri enunciati, questione del tutto diversa dal giudizio di verità che a questi si può attribuire. L'intento utilitarista del pragmatismo sta appunto nel non disperdere energie con questioni inutili e destinate a rivelarsi in ultima analisi delle vere e proprie non questioni, come ad esempio quella del bimbo che chiede al padre - Dove sta il vento quando non soffia? - .
Vailati ha lasciato diversi scritti sulla storia della scienza: anche la storia della scienza consiste in una cronaca di fatti, tali fatti hanno originato teorie scientifiche, e ha relativa importanza se una gran parte di queste si siano in ultimo rivelate false. Al progresso scientifico occorrono comunque, se non altro per stimolare confronti e discussioni.
Vailati diede quindi importanza e rilievo utilitarista anche agli errori commessi dagli scienziati in quanto un errore del passato spesso si rivela utile per evitare nel futuro nuovi errori, nello stesso modo in cui una nuova scoperta serve alla scienza per mostrare una nuova via .
Per poter avere la piena conoscenza di un principio bisogna indicarne i fatti che lo fondano ovvero avere la consapevolezza che l'enunciato affermato sia vero.
La verità delle teorie metafisiche non può essere valutata con fatti perchè queste risultano talmente generiche che diventa impossibile convalidarle. Per questo motivo, secondo Vailati, i concetti considerati generici risultano in pratica, essere inutili.