Schlick: il principio di verificazione.

L’uomo intorno a cui si raccolse il Circolo di Vienna, Moritz Schlick (1882— 1936), tu assassinato sulla scalinata dell’Università di Vienna e il suo assassino fu esaltato dal nazismo come colui che aveva tolto di mezzo una filosofia viziosa. Schlick accettò ben presto il punto di vista di Wittgenstein e di Carnap difendendolo e sviluppandolo in numerosi articoli comparsi su Erkenntnis e su altre riviste, articoli che dopo la sua morte sono stati raccolti in volume.
Il suo punto di partenza è quello di Wittgenstein: la filosofia non è una scienza, ma una attività, ed è una attività intrinseca all’esercizio stesso della ricerca scientifica. Questa è infatti condizionata dal rigoroso accertamento dei termini di cui fa uso; e questo accertamento è proprio il compito della filosofia.
Diceva L.Wittgenstein nella proposizione 4.24 del Tractatus:

“comprendere una proposizione significa sapere come stanno le cose”

La sezione concettualmente e storicamente più importante del pensiero di Schlick è la messa a punto del principio di verificazione o di verificabilità, che egli esprime dicendo che :

“Una questione è in principio risolvibile se possiamo immaginarc le esperienze che dovremmo avere per darle una risposta”.

Questa teoria sottintende ovviamente una distinzione fra verificabilità di principio e veriticabilità di fatto, in quanto una tesi attualmente inverificabile, per esempio:“sull’altra faccia della luna esistono montagne di tremila metri, può benissimo venir controllata in futuro. Di conseguenza, coerentemente con il suo principio, Schlick sostiene che “il significato di una proposizione è il metodo della sua veritica” ovvero una proposizione è insensata se non esiste un metodo per verificarla, come nel caso della Metafisica, dell’Etica, della Religione che non potendo essere verificate empiricamente nei propri asserti sono definite senza senso.
Matematica e Logica sono mute intorno al mondo, perché le loro basi non sono empiricamente verificabili. Per trovare il senso di una proposizione afferma Schlick:

“Dobbiamo trasformarla attraverso l’introduzione di definizioni successive (smontare le proposizioni) finchè si arriverà a parole che non potranno venire ulteriormente definite con parole [...] Il criterio per la verità o la falsità di una proposizione consiste nel fatto che, sotto determinate condizioni, taluni elementi si danno o no”.

Ben presto, però, i due filosofi O.Neurath e R.Carnap criticarono il principio di verificazione, sostenendo che la verità empirica (sperimentale) non è universale bensì soggettiva, come si può dunque affermare la sensatezza o insensatezza universali di una qualsiasi proposizione?
Erano problemi già affrontati nel ‘600 e ‘700 dagli empiristi.
Il principio di verificazione, a sua volta, è empiricamente verificabile?
No, affatto, dunque è insensato. In tal modo Neurath e carnap danno luogo a una nuova concezione filosofico-scientifica che si

Autore:
Rosanna CARRETTI
Sara LEVATI
PEDULLA'
TRAMAGLINO