Amedeo Caterina, Pagano Elisa

L'utilitarismo di Bentham

JEREMY BENTHAM: VITA E OPERE


Jeremy BenthamJeremy Bentham nacque a Londra nel 1748, studiò diritto ed economia presso l'Università di Oxford. Il racconto della sua formazione intellettuale tende a selezionare alcuni episodi che possono averlo condotto sulla strada dell'utilitarismo. Spicca tra tutti la lettura di De l'esprit di Helvetius; segue la precocità degli studi accompagnata da un rigido dogmatismo; infine l'episodio del giuramento dei 39 articoli della fede, imposto a tutti gli studenti che volessero accedere alle università inglesi. Qui viene sottolineato il più forte interesse di Bentham: la ricerca di un linguaggio privo di ambiguità e di astrattezze metafisiche. Per alcuni, secondo il racconto dello stesso Bentham (Indications respecting Lord Eldon, 1825) l'episodio determinante era stata la conversazione con un collega avvocato, che gli avrebbe spiegato come il sistema delle propine rendesse vantaggioso dilazionare i processi. Questo originò il forte interesse del filosofo per la riforma della procedura giudiziaria.
Bentham diviene dunque un filosofo e giurista critico e irrequieto. Per aver rinunciato alla professione legale è in difficoltà economiche: diviene dunque un giovane letterato a pagamento. Dalla vita dell'intellettuale a pagamento Bentham viene salvato: "scoperto" da un mecenate illuminato come Lord Shelburne, egli entra, nel 1781, nel circolo degli intellettuali, politici riformatori e radicali che si riunisce nelle ricche dimore del mecenate, dove Bentham ha l'occasione di frequentare l'elite culturale e politica Britannica.
La vita di Bentham viene spesso collegata a due abitudini peculiari: l'economia esatta, quasi religiosa, che governa le varie parti della giornata, e le passeggiate attorno alla casa animate da vivaci conversazioni sulla politica del giorno. E' stato sottolineato come queste abitudini stravaganti abbiano nociuto alla fama di Bentham. Poco si parla della svolta politica degli anni 1808-10, quando Bentham si associa al movimento radicale. Si parla molto invece dell'episodio che Il corpo mummificato di J.Bentham segue la sua morte (1832): il sezionamento del suo corpo, in una cerimonia solenne a cui assistono amici e collaboratori.
Le opere più famose di Bentham sono essenzialmente quattro: il Fragment of Governament (1776) primo frutto della vocazione per la scienza della legislazione, sfida intellettuale rafforzata dalla scelta dell'anonimato. Il mezzo è ideale per lanciare un autore ancora sconosciuto. Un alra opera spesso citata è la Chrestomathia (1813-17) nella quale Bentham espone le sue idee sull'istruzione, sottolineando la superiorità della cultura tecnica su quella letteraria. L'esigenza di una riforma dell'istruzione attraversa tutto il secolo XIX e Bentham appare come un pioniere. Le molte citazioni di Defence of Usury (1787) sono dovute alla rinomanza di questo opuscolo ultraliberista tra gli economisti europei.

Il Panopticon

Frequente è ancora il riferimento al Panopticon, l'opera di tutta la sua vita, una prigione modello col fine di recuperare i criminali per reinserirli nella società. Questo nuovo sistema carcerario è costituito da una struttura architettonica a raggiera, costruita in modo che dal centro la vita del carcere sia sempre controllata. Per questo progetto Bentham ha dedicato molte energie, pensando che in questo modo avrebbe potuto realizzare un' importante riforma per la società inglese.
Egli credeva che la stessa idea poteva essere applicata anche nelle fabbriche, negli ospedali e nelle scuole. Per molti anni il suo progetto fu la causa principale della sua preoccupazione. Fece di tutto per far realizzare almeno una prigione che tenesse conto di questo, da parte del governo inglese.

La filosofia di Jeremy Bentham

L'intento filosofico di Jeremy Bentham è molto pratico. Il proprio interesse per i problemi morali è legato a quello politico. Il suo fine è quello di poter realizzare in modo concreto le riforme.
In un saggio intitolato "Sofismi anarchici" pubblicato nel 1816, si preoccupa di analizzare la Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo del 1798 contestandone il carattere non concreto.
Bentham giudica in modo negativo la posizione giusnaturalista che traspare dal testo. In prima istanza non è vero che l'uomo dal momento in cui viene alla luce è libero. Se poi si immagina l'esistenza di uno stato naturale, allora si può pensare all'uomo libero allo stato di natura; ma questo tipo di libertà è uno stato di completa anarchia, posta prima di qualsiasi diritto. L'analisi di Bentham è molto importante perchè consiste nella tesi totale nella quale gli articoli della Dichiarazione non rispondono per niente a problemi di tipo scientifico ma hanno ulteriori funzioni. Le idee giusnaturalistiche hanno un ruolo di tipo terroristico ideologico. E' come se i filosofi giusnaturalisti dicessero: voi rifiutate una conseguenza che deriva dal diritto naturale? Allora voi siete dei nemici del genere umano.
La scienza politica deve seguire un metodo rigido, e quello posto nella dichiarazione non lo è.
L'utilitarismo è una corrente filosofica morale molto antica.

L'Utilitarismo inglese del secolo XIX e il contributo filosofico politico di Bentham

La filosofia inglese dell'Ottocento si basa sul moderno principio etico dell'utile. Il problema fondamentale è quello dell'etica e della felicità dell'uomo, ambedue hanno aspetti differenti: l'etica infatti riguarda l'individuo, invece la felicità dell'uomo riguarda la società. L'utilitarismo è stato elaborato per la prima volta da Epicuro, il quale sostiene che la realtà deve essere sempre riconducibile alla materia piena e al vuoto in cui essa si muove, appoggiando un impostazione antiplatonica della metafisica.
Secondo Epicuro lo studio dell'etica si riduce al piacere e al dolore, abbandonando l'etica dei valori, egli nega che esistano dei principi validi che l'uomo sia impegnato moralmente a rispettare. L'uomo è veramente libero, nell'universo non esiste nessuna ragione etica, non esistono un bene e un male oggettivi.
Esistono solo esseri che soffrono e che godono, e la sensibilità spinge ciascun essere vivente a godere e a fuggire la sofferenza.
La dottrina dell'utile di Epicuro è il riconoscimento filosofico della vera natura dell'uomo; cioè di una natura che cerca il piacere sfuggendo il dolore. L'utile è quindi quell'atto che ha come fine il più alto picere che sia compatibile con il minimo di dolore.
Nessuna regola etica può venire imposta all'uomo sul fondamento della natura e degli dèi. Per Epicuro l'esistenza degli dèi è reale.
L'epicureismo ha svolto la funzione di guida dell'azione morale nell'antichità prima dell'avvento del Cristianesimo.
La filosofia di Bentham è essenzialmente pratica. Il suo interesse per i problemi etici è connesso con quello politico. Il suo obbiettivo è studiare e realizzare concretamente le riforme.
Bentham ha di fatto apprezzato sotto diversi aspetti l'opera di trasformazione della societa intrapresa dai rivoluzionari dell'89.
La scienza politica deve seguire un metodo rigoroso. Qui si parte da princìpi; il metodo della scienza impone invece che si parta da esperienze concrete. Ogni proposizione generale deve poter essere sempre verificata con cura.

" La precipitazione con cui i rivoluzionari francesi hanno stabilito delle proposizioni generali, è solo il riflesso della precipitazione con cui i più forti hanno trionfato sui più deboli".

L'analisi di Bentham riguarda i princìpi teorici della Dichiarazione assai più che l'operato dei rivoluzionari francesi, con i quali condivide l'idea che sia necessario riformare radicalmente la società.
In tutta la sua attività politica successiva non ha mai assunto posizioni rivoluzionarie, ma la sua concezione delle riforme è tanto vasta e profonda da ottenere, con altri mezzi, risultati simili a una rivoluzione.
Con la sua dottrina utilitarista Bentham si propone di costruire una dottrina morale esclusivamente su fondamento empirico, attraverso l'uso corretto della ragione. Egli considera fuorvianti le affermazioni di principio. Il suo pensiero ha una forte impronta relativista: ogni asserzione deve essere confermata e verificata empiricamente, attraverso il corretto uso della ragione.
L'azione dell'uomo non può tradurre nella pratica della vita un principio etico nella sua assoluta purezza.
L'uomo agisce in un determinato contesto, mai perfettamente ripetibile. Pretendere di fondare l'azione su princìpi generali, porta necessariamente a una frattura fra la teoria e la pratica: siamo costantemente in difetto rispetto alla teoria perchè siamo costretti a venire a patti con la realtà.
Inoltre le conseguenze di un principio etico astratto tradotto in azioni con il massimo rigore possono essere disastrose, perchè esse non dipendono affatto solo dall'intrinseca bontà del principio, ma dalle condizioni in cui esso si applica. Bentham propone di porre la morale, su tutt'altro fondamento.
Egli parte dall'esperienza dell'uomo e intende osservarne il carattere in modo spregiudicato e realistico.
Scopre in lui la naturale tendenza alla felicità, non come principio astratto, ma come condizione reale dello spirito e del corpo. Prescindendo da princìpi etici quali il dovere, il bene e così via, la felicità è il fondamento di tutto il ragionamento etico.
In questa tendenza alla felicità l'uomo è egoista, nel senso che tende sempre a tenere quella linea di condotta che gli appare idonea per la propria felicità. Jeremy BenthamLa felicità non è solo lo scopo della vita dell'uomo, ma anche quello della società politica. Sviluppando così temi ricorrenti nella cultura empirista inglese, Bentham sostiene che l'interesse generale non è altro che la somma degli interessi individuali. Quindi la felicità della società è obbiettivo che può essere raggiunto se i singoli sono lasciati liberi di compiere le scelte che corrispondono ai loro interessi.
L'utilitarismo si propone come un metodo per la ricerca della felicità. Bentham è convinto che la felicità consista nel piacere e l'infelicità nel dolore. Il piacere e il dolore sono sensazioni elementari che riguardano tanto lo spirito quanto il corpo dell'uomo in un'inscindibile unità.
L'umanità è sottoposta al governo di due padroni, il piacere e il dolore. Nella vita dell'uomo piacere e dolore si mescolano continuamente e non è mai possibile ottenere un piacere puro.
L'esperienza ci insegna che ogni piacere comporta sempre una porzione di dolore. L'obiettivo dell'etica è quello di ottenere la massima quantità di piacere e la minima quantità di dolore.
La difficoltà più importante è quella che l'individuo possiede molteplici forme di piacere e di dolore, e il modo più semplice per ottenere la quantità maggiore di piacere può essere possibile solo se il piacere e il dolore si potessero calcolare.
Per questo motivo Bentham propone una ampia matematica morale che individua un confronto la somma dei piaceri con quella dei dolori. Il valore di un piacere o di una pena dipendende da alcune circostanze: l'intensita di tale piacere, la sua durata, la sua certezza e la sua prossimità, la sua fecondità la sua purezza ed estensione. L'unità di intensità è la più piccola sensazione di piacere o di dolore. L'unità di durata è un determinato periodo di tempo; l'intensità e la durata possono venir calcolate con numeri interi; certezza e prossimità sono rappresentate da frazioni. I piaceri semplici assommano a quattordici:
  1. quelli dei sensi
  2. della ricchezza
  3. dell'abilità
  4. dell'amicizia
  5. della fama
  6. della potenza
  7. della pietà
  8. della benevolenza
  9. della malevolenza
  10. della memoria
  11. dell'immaginazione
  12. dell'attesa
  13. del riposo
  14. dell'associazione.
Le pene semplici sono dodici:
  1. privazione
  2. dei sensi
  3. dell'incapacità
  4. dell'inimicizia
  5. del disonore
  6. della pietà
  7. della benevolenza
  8. della malevolenza
  9. della memoria
  10. dell'immaginazione
  11. dell'attesa
infine quella che deriva dall'associazione di due pene. Tutti questi piaceri e pene semplici formano dei piaceri e delle pene complessi; per valutare e misurare queste ultime occorre procedere a nuove operazioni aritmetiche. Tutto questo serve per decidere se un'azione deve essere compiuta o no. L'utilitarismo si prefigge come metodo per la ricerca della felicità. Il punto di vista di Bentham è basato sul convincimento che la felicità consiste nel piacere e l'infelicità nel dolore.
Il piacere e il dolore sono sensazioni basilari riguardanti lo spirito e il corpo dell'uomo. Questo metodo presuppone un'analisi dettagliata delle conseguenze di un'azione, e quindi una conoscenza approfondita dei meccanismi biologici e psicologici dell'uomo, nonchè delle regole che presiedono al funzionamento della società.
Bentham elabora sulla base della tradizione empiristica una psicologia associazionista. Il suo obiettivo è scoprire le leggi deterministiche dell'azione umana, per fornire un insieme di leggi morali capaci di raggiungere l'obiettivo della massimizzazione del piacere. Applicando il principio dell'utilitarismo alla teoria politica, Bentham non si cura molto di garantire la massima libertà possibile ai cittadini, perchè non ritiene che il bisogno d'esser liberi sia tra le fondamentali componenti della natura umana.
E' invece la felicità l'obiettivo da raggiungere, e compito dello stato quello di garantire la sicurezza dei cittadini. La legislazione deve essere fondata sui fatti. Poichè le azioni umane sono mutevoli, anche la legislazione deve continuamente modificarsi. Le riforme devono quindi divenire una costante nella vita dello Stato. Bentham si occupa a lungo della legislazione penale, proponendo diverse riforme ispirate al principio che il criminale vada punito soprattutto per prevenire altri delitti. Compito del legislatore è quindi di creare l'armonia tra gli interessi pubblici e quelli privati.
Bentham si pronuncia a favore dell'intervento dello Stato in economia, e non aderisce quindi pienamente ai principi liberisti.
Nella sua visione, lo Stato deve garantire la soddisfazione delle esigenze dei cittadini, in modo che l'efficienza del mercato, garanzia di prosperità economica, possa essere coniugata nel modo più pieno con la giustizia sociale. Le sue idee sono vicine a ciò che oggi indichiamo con il termine "Stato sociale".
Lo Stato deve farsi carico di molteplici iniziative, in campo assistenziale, educativo e previdenziale. Bentham è convinto che le sue idee matureranno col tempo e si imporranno per la loro capacità di facilitare il fondamentale compito etico e politico dell'uomo: garantire a tutti la massima felicità possibile.
Il suo sogno è di poter tornare a vivere per un giorno una volta ogni secolo, per poter costatare il successo delle sue idee e i progressi che esse sono state in grado di garantire all'umanità.

Bibliografia