PAUL K. FEYERABEND

Nato a Vienna nel 1924, dopo la seconda guerra mondiale studiò a Weimar all'Istituto per il rinnovamento metodologico del teatro tedesco e dopo un anno andò a studiare storia a Vienna. Egli vi studiò però anche fisica e astronomia e vi frequentò lezioni di filosofia, diventando un membro fondatore del Circolo Kraft, diretto da Victor Kraft, già membro del Circolo di Vienna.
Popper e Feyerabend si conobbero ad Alpbach nel 1948, e il secondo rimase molto impressionato. Negli anni cinquanta lavorarono insieme in Inghilterra e Feyerabend ottenne un incarico di insegnamento in filosofia della scienza a Bristol, dove estese i suoi studi precedenti sulla teoria quantistica. Dal 1958 occupò una cattedra di filosofia all'Università di Berkeley (California). Negli anni sessanta egli fu inevitabilmente coinvolto nel movimento di protesta degli studenti e s'interesso alla cosiddetta società alternativa ed alle idee di culture e razze non europee; nello stesso tempo cominciò a riesaminare la scuola di pittura dadaista ed il teatro dell'assurdo. E' morto nell'anno 1994.

OPERE PRINCIPALI: Problemi dell'empirismo,I(1965); II(1969); Contro il metodo(1975); La scienza in una società libera(1978); la maggior parte degli articoli sono raccolti nei due volumi dei Philosophical Papers(1981).

L'ANARCHISMO EPISTEMOLOGICO DI P. FEYERABEND:
Feyerabend si è occupato di problemi filosofici della microfisica, ma i suoi lavori più noti sono quelli in cui ha sviluppato la critica dell'empirismo, teorizzando "l'anarchismo epistemologico o dadaista" quale unica strategia intellettuale per l'avanzamento della conoscenza scientifica. Nel libro Contro il metodo Feyerabend dice: Ho tentato di dimostrare che i procedimenti della scienza non si conformano ad alcuno schema comune, che non sono "razionali" in riferimento a nessuno schema del genere. Gli uomini intelligenti non si lasciano limitare da norme, regole, metodi, ma sono opportunisti, ossia utilizzano quei mezzi mentali e materiali che, all'interno di una determinata situazione, si rivelano i più idonei al raggiungimento del proprio fine. Questa tesi, che implica la distruzione di ogni metodologia precostituita e che mette capo al principio polemicoanything goes (tutto può andare bene), è stata attaccata, sostiene Feyerabend, da critici "benpensanti" preoccupati delle sorti della ricerca umana. In realtà, precisa senza mezzi termini il filosofo, tutti costoro sono degli "illetterates", cioè degli "analfabeti" oppure dei "lettori della domenica". Infatti essi non si sono resi comto che l'epistemologia anarchica non è che la presa di coscienza del fatto storico che non esiste neppure una regola, per quanto plausibile e logica possa sembrare, che non sia stata spesso violata durante lo sviluppo delle singole scienze. Tali violazioni non furono eventi accidentali o conseguenze evitabili dell'ignoranza e della disattenzione. Esse erano necessarie perchè, nelle condizioni date, si potesse conseguire il progresso o qualsiasi altro risultato desiderabile:eventi come la teoria atomica nell'antichità (Leucippo), la rivoluzione copernicana, la graduale affermazione della teoria ondulatoria della luce si verificarono solo perchè alcuni ricercatori o si decisero a non seguire certe regole "ovvie" o perchè le violarono inconsciamente... . Io non raccomando alcuna "metodologia", ma al contrario affermo che l'invenzione, la verifica, l'applicazione di regole e criteri metodologici sono di competenza della ricerca scientifica concreta....Altro tema caratteristico di Feyerabend è la tesi secondo cui i fatti non esistono "nudi", ovvero al di fuori delle teorie, ma soltanto nell'ambito di determinati "quadri mentali", in quanto lo scienziato "vede" solo ciò che questi ultimi lo inducono a vedere. Un effetto della teoria dei quadri è che neppure le nozioni più semplici o apparentemente neutrali della scienza possono venire considerate in modo universale ed oggettivo, in quanto i loro significati risultano intrinsecamente connessi ai differenti contesti teorici entro i quali sono stati formulati (ad esempio il termine "massa", che assume accezione diverse a seconda che si tratti della fisica di Newton o di Einstein).Da ciò il recupero, in un contesto ancora più radicalizzato, della tesi di Kuhn - respinta da Popper - circa "l'incommensurabilità" delle teorie ed il parallelo rifiuto della visione della scienza come "accumulazione" progressiva di conoscenza (positivisti e neopositivisti) o come "approssimazione" graduale alla verità (Popper). Ma l'esito forse più caratteristico dell'epistemologia "dadaista" di Feyerabend è che egli, parallelamente alla distruzione del mito della Ragione (la Ragione si unisce infine alla sorte di tutti quegli altri mostri astratti come l'Obbligo, il Dovere, la Morale, la Verità ed i loro predecessori più concreti, gli Dèi, che furono usati un tempo per incutere timore nell'uomo e per limitarne il libero e naturale sviluppo), perviene ad una distruzione del mito della Scienza ("la Scienza non è sacrosanta"). Infatti, denunciando lo strapotere della scienza nel mondo d'oggi e battendosi per un ridimensionamento del suo peso teorico e sociale, Feyerabend dichiara che essa è solo uno dei molti strumenti inventati dall'uomo per far fronte al suo ambiente e che, al di là della scienza, Esistono miti, esistono dogmi della teologia, esiste la metafisica, e ci sono molti altri modi di costruire una concezione del mondo. E' chiaro che uno scambio fecondo fra la scienza e tali concezioni del mondo "non scientifiche" avrà bisogno dell'anarchismo ancora più di quanto ne avrà bisogno la scienza. L'anarchismo è quindi non soltanto possibile, ma necessario tanto per il progresso interno della scienza quanto per lo sviluppo della nostra cultura nel suo complesso . Egli giunge così non solo a sostenere la pari dignità delle differenti tradizioni all'interno della scienza, ma anche a negare la superiorità della conoscenza scientifica rispetto ad altre forme di sapere, dall'arte all'astrologia.

Autori:
Danilo CUBEDDU
Carmelo INCARDONA