a cura del Dott. Matteo Zoppi

Obiettivi, retroscena, presupposti delle scelte programmatiche, presenza di autori significativi per lo Stato, nel Decreto sul programma d'insegnamento della filosofia nelle classi terminali degli indirizzi generali della Francia, giugno 2001.

1. Obiettivi dell'insegnamento della filosofia in Francia.

Il Decreto espone con chiarezza nella presentazione gli obiettivi formativi che stanno alla base della scelta dei programmi d'insegnamento della filosofia in Francia. Il testo esordisce affermando:
L'insegnamento della filosofia nelle classi terminali dei licei ha per finalità di permettere a ciascun allievo di accedere all'esercizio autonomo della riflessione.
Proprio l'autonomia di pensiero è l'intento formativo di fondo che deve essere raggiunto nelle classi terminali degli indirizzi generali in Francia. Il programma attribuisce a questo obiettivo una importanza fondamentale, in quanto esso è considerato decisivo per la formazione umana e civica dei ragazzi, con una particolare attenzione al loro futuro di adulti, responsabili della propria esistenza e di quella dell'intera comunità nazionale. I programmi riconoscono il ruolo formativo che, al riguardo, svolge ciascuna delle discipline scolastiche, ma attribuisce, tra queste, un ruolo del tutto particolare proprio alla filosofia, nella misura in cui interviene nel momento stesso in cui l'individuo si trova a doversi confrontare con le cose che struttureranno la sua vita di adulto e di cittadino
Lo studio della filosofia, così, mira a far prendere coscienza ai giovani dellimportanza fondamentale della libertà e della responsabilità, per acquisire gli strumenti per interrogarsi sul senso e sui principi della loro esistenza individuale e collettiva.
L'obiettivo formativo principale consiste, allora, nello sviluppo di una coscienza critica adeguata ai compiti privati epubblici che ciascuno studente sarà chiamato ad assumere da adulto. In modo del tutto speciale, appunto lo studio della filosofia a fornire gli strumenti necessari per raggiungere tale scopo: la formazione filosofica, infatti, non vuole rappresentare solamente un accumulo di saperi, ma deve mirare a far comprendere il mondo, e a questo fine orientarsi nel campo delle conoscenze, delle competenze e delle informazioni; essa, inoltre, instilla nei ragazzi il desiderio di vivere bene, di realizzare la loro vita. Lo studio della filosofia, infine, permette di riflettere in modo esplicito sulle responsabilità che comportano la vita da cittadini e la cura del bene comune.
Come si vede, è forte l'insistenza con cui il programma connette lo studio della filosofia alla dimensione civico-educativa. Il concetto di vita buona, come piena realizzazione nelladulto dell'identità di ciascun giovane, è sempre considerato alla luce della dimensione politico-sociale dello Stato. I programmi di filosofia, infatti, propongono l'obiettivo dell'autonomia di pensiero, inserendolo appunto nel quadro della tradizione democratica e repubblicana della nazione francese. Si comprende, in tal modo, la forte valenza sociale e politica dei molteplici riferimenti testuali circa limportanza di educare all'esercizio del libero pensiero , così come intorno alla necessità di insegnare alle giovani generazioni ad assumere un ruolo attivo nella vita sociale, a trovare il coraggio di servirsi del proprio intelletto, soprattutto quando la formazione dei pregiudizi può dipendere dall'universo dei media, e quando coloro che diffondono un'informazione frammentaria e rapida, favoriscono per questa via la passività di un pubblico votato al semplice ruolo di spettatore.
Questa educazione a pensare in modo critico, che la scuola è chiamata ad offrire a tutti gli allievi, deve tenere conto di ciò che lo sviluppo delle scienze e delle tecniche può apportare per il miglioramento del pensiero nelle sue operazioni, opponendosi, così, a tutti i pregiudizi che possono sorgere nelle nuove e mutate condizioni del tempo presente. Per realizzare questi obiettivi, il Decreto prevede due linee operative, che definisce assi. Il primo asse consiste nell'integrare i programmi con un certo numero di questioni di approfondimento. Il secondo, invece, intende predisporre le condizioni per un apprendimento della riflessione filosofica .
Il primo asse mira a conferire allo studio della filosofia maggiore attinenza con la dimensione socio-politica, insieme ad una particolare attenzione con tutto ciò che concerne il mondo della scienza: indispensabile oggi che l'allievo della terminale non possa avere \'impressione che la riflessione filosofica si collochi in un mondo a parte, senza relazioni con la scienza e la vita. Per questo il Decreto riconosce la necessità di inserire per l'educazione alla libertà di pensare il confronto con le grandi questioni attraverso cui il mondo contemporaneo accede alla coscienza di se stesso. E' proprio studiando questi temi che gli studenti possono prendere atto del ruolo peculiare della cultura filosofica, che costituisce la sola via mediante cui è possibile accostarsi a questi interrogativi in modo 'illuminato', sfuggendo cioé al giogo dei pregiudizi.
Il secondo asse prevede, invece, l'apprendimento dell'argomentazione, mettendo in luce l'importanza estrema che essa ha per la formazione democratica dei giovani, in riferimento sia all'apprendimento della filosofia, sia alla vita di cittadini: In una società democratica è sempre più necessario saper argomentare, cioé esporre le proprie idee alla discussione e discutere le idee degli altri.

 

2. Retroscena, presupposti delle scelte programmatiche, presenza di autori significativi per lo Stato francese.

Gli obiettivi formativi che il Decreto propone lasciano intravedere, e in qualche caso anche emergere, i presupposti alla luce dei quali il Governo francese ha riformato i programmi di insegnamento della filosofia. In particolare, sembra che tali obiettivi ineriscano principalmente alla assiologia civica e politica propria della tradizione democratica e repubblicana della Francia, così come si è evoluta dall'esperienza epocale della Rivoluzione francese, con la storica Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino, fino ai giorni nostri. Si comprende, così, la fondamentale importanza dei molteplici richiami del testo ai temi della libertà e della responsabilità, al senso e ai principi dell'esistenza individuale e collettiva, ai compiti tanto privati che pubblici, alla cura del bene comune, e infine alla tradizione democratica e repubblicana appunto. Solo tale prospettiva è ragione dell'insistenza con cui i programmi si riferiscono, come è stato detto, alla libertà di pensiero, o meglio allesercizio autonomo della riflessione [rispetto alla quale] l'insegnamento filosofico [gioca] un ruolo tutto particolare. Il Decreto, in altre parole, si richiama a quei valori maturati nel corso dell'Illuminismo francese, proponendoli alle nuove generazioni. Esso mira non tanto a trasmettere ai ragazzi una conoscenza di tipo nozionistico, quanto a instillare in essi quella capacità critica di giudizio e quel senso profondo di rispetto della dignità di ogni uomo che tanta eco ebbero in Francia nel secolo dei lumi. In questa particolare prospettiva vanno intesi i richiami del programma ai temi della scienza e della vita, scelti come i due fondamentali ambiti di approfondimento dello studio della filosofia: è indispensabile oggi che l'allievo della terminale non possa avere l'impressione che la riflessione filosofica si collochi in un mondo a parte, senza relazioni con la scienza e con la vita. E questo tanto più che il mondo della scienza e della vita è quello che, attraverso la sua versione mediatica, si trova più direttamente esposto alla influenza dei pregiudizi].
Il professore può dimostrare che una cultura filosofica elementare permette non soltanto di apportare un 'chiarimento', tra l'altro, su questo o quel tipo di interrogativi suscitati dal mondo contemporaneo, ma costituisce anche la sola via mediante cui èf possibile accostarsi a questi interrogativi in modo illuminato, sfuggendo cioè al giogo dei pregiudizi
Come si vede, il velato riferimento all'Illuminismo, intende giustificare la scelta di fare apprendere agli studenti l'arte dell'argomentazione, necessaria per far esporre le proprie idee alla discussione e discutere le idee degli altri, perchè sostituisce l'argomento basato sull'autorità. L'apprendimento di quest'arte antica sarebbe, così, anche un mezzo per iniziare alla pratica di una riflessione argomentata che mira alla verità.
Questo importante riferimento alla 'verità' non deve essere, tuttavia, frainteso. Non si tratta tanto di una verità di tipo metafisico, quanto di una verità che, in piena conformità con la tradizione dell'Illuminismo francese, inerisce la dimensione sociale e politica della vita umana: La filosofia deve garantire la formazione degli allievi a un tipo di discorso il cui apprendimento sia solidale con la costruzione della coscienza democratica. Siamo lontani, dunque, da una ricerca speculativa intorno alla verità.
Questo aspetto è ancora più chiaro se consideriamo l'elenco delle questioni di approfondimento che il programma prevede. Esse sono tre, articolate ciascuna in due punti:
  1. Il domino della natura;
  2. Libertà politica e giustizia sociale;
  3. Religione e razionalità.
Come si vede, la seconda questione verte proprio intorno ai temi politici cari alla tradizione francese, aspetto che è ancora più evidente se si considerano i due punti in cui si articola:
1a) Cittadinanza antica e cittadinanza moderna: la questione della schiavitù;
1b) I Diritti dell'uomo e le loro critiche: eguaglianza e differenza.
E' chiaro: i temi sopra esposti sono oggi universalmente considerati, ma non bisogna dimenticare la particolare rilevanza che essi hanno per la tradizione storico-filosofica della Francia, motivo per cui figurano come punti nodali del programma di Filosofia. Circa la prima e la terza questione, invece, occorre fare una considerazione di tipo diverso. In questo caso, i temi di fondo sono la scienza e la religione. La prima questione, sul dominio della natura, si articola nei seguenti punti:
2a) La rivoluzione galileiana: cosmo e universo;
2b) Le sfide del progresso tecnico: prudenza e responsabilità.
La terza questione, su religione e razionalità, si articola, invece, in questi punti:
3a) Umanesimo e Illuminismo: ragione, fede, superstizione;
3b) La questione dei fondamenti dell'etica.
Come si vede, la stessa formulazione di questi temi tradisce un approccio di fondo che trova le proprie radici teoriche nel razionalismo e nel naturalismo dell'Illuminismo francese. Grande rilievo è conferito alla scienza e alle problematiche ad essa proprie, anche se i termini prudenza e responsabilità impegnano il docente a prendere le distanze da uno spregiudicato scientismo. La stessa terza questione, circa la problematica religiosa, è impostata molto discutibilmente alla luce di due precise epoche del pensiero umano: l'Umanesimo e l'Illuminismo, senza riferimento alcuno al Medioevo, che ha dato, in merito, risposte fondamentali. Inoltre, non è certo una scelta neutra impostare tale problema nei termini di religione e razionalità, per di più secondo la triade ragione, fede, superstizione, in cui la fede sembra essere medium tra ragione e superstizione. Se, come pare emergere dal testo, la prospettiva di studio di tale tema è questa, non sembra azzardato ipotizzare che religione e razionalità siano teoreticamente contrapposte l'una all'altra in questa associazione.
La lista di autori da studiare fornita dal Decreto risente meno di questa impostazione, includendo quelli che, in genere, sono considerati i maggiori filosofi. Ciò nonostante, lascia molto perplessi l'assenza di Socrate, dei Sofisti e dei primi filosofi greci (il primo ad essere studiato è Platone, seguito da Aristotele). Fortemente penalizzato èf ancora il pensiero medievale, del quale si studiano solo quattro autori: Agostino, Averroè, Tommaso d'Aquino e Ockham. Significativa, al riguardo, anche la scelta di Averroè, come l'd5assenza di altri importanti pensatori quali Giovanni Scoto Eriugena, Anselmo d'Aosta, Bonaventura da Bagnoregio, Duns Scoto. Anche in questo caso, come per le questioni di approfondimento, siamo di fronte ad una scelta che privilegia un'interpretazione ormai classica di una certa corrente storiografica dell'800 francese. Si tratta della nota monografia di Ernest Renan: Averros et l'averroisme, del 1852, in cui questo grande filosofo medievale è considerato un precorritore del razionalismo e del naturalismo del'700.
Oltre alle suddette questioni di approfondimento e alla lista di autori, il Decreto prevede anche una lista di nozioni da fare apprendere agli studenti, a discrezione dell'insegnante. Tale lista è presentata sotto tre titoli:
  1. La condizione umana;
  2. Il sapere;
  3. L'agire.
Anche questa parte del programma sembra risentire, come le precedenti, di un certo razionalismo e naturalismo di matrice illuministica. Conferma tale impressione, prima di tutto, il raggio di indagine delle nozioni previste, che escludono, ad esempio, concetti tradizionali dell'antropologia filosofica come anima e spirito, considerando, invece, solo i seguenti: coscienza, inconscio, soggetto, desiderio, tempo, esistenza, morte, cultura, tecnica, arte, bellezza. Anche per quanto attiene il sapere sembra di essere di fronte ad una scelta di fondo ben precisa. I concetti elencati sono propri di un vocabolario filosofico attento soprattutto alla conoscenza scientifica, ma troppo evasivo rispetto a quella propria della metafisica o della religione. Restano esclusi i concetti di soprasensibile, di ente, di essenza e di essere, come anche quelli di fede e di mistica, a favore dei seguenti: la ragione e il sensibile; l'opinione, la conoscenza e la verità, la logica, il metodo e il ragionamento; le scienze della natura e le scienze dell'uomo; il mito, la scienza e la filosofia. Resta, infine da esaminare l'ambito dell'agire. Sono riproposte sotto questo nome varie tematiche di matrice socio-politica: la libertà ; la morale; il diritto e la politica; il dovere e la felicità; lo Stato e la società; il lavoro. Come si vede, anche in questo caso, si tratta di argomenti molto importanti che, pur privilegiando aspetti centrali dell'azione umana, eludono un interrogativo esplicito circa tematiche quali il fine dell'azione dell'uomo e il senso della Storia.
Bibliografia:
Decreto sul programma d'insegnamento della filosofia nelle classi terminali degli indirizzi generali, Giugno 2001, trad. it. di M. Trombino, in www.farefilosofia.net/internazionale/francia-1.htm, in www.ilgiardinodeipensieri.com , per l'originale del Decreto in francese si veda il sito dell'ACIREPH: www.acireph.asso.fr